La Recording Industry Association of America ha ufficialmente annunciato di aver inserito le statistiche di streaming on demand nei conteggi per l'assegnazione delle certificazione per il disco d'oro e il disco di platino (riconoscimenti assegnati a titoli che abbiano venduto sul solo mercato statunitense rispettivamente 500mila e un milione di copie): l'ultima modifica metodologica nella procedura istituita nel 1958 risale al 2006, quando gli analisti della RIAA inserirono nel panel dei dati - nel quale dal 2004 sono presenti anche i file digitali scaricati legalmente - anche le suonerie per cellulare. Tra le piattaforme che verranno prese in esame per i rilievi figurano MOG, Muve Music, Rdio, Rhapsody, Slacker, Spotify e Xbox Music, oltre che a portali di streaming video come MTV.com, VEVO, Yahoo! Music e - ovviamente - YouTube. Al momento, l'unico problema per chi si occuperà di compilare il conteggio sarà stabilire il "peso" statistico degli streaming: secondo Billboard, una soluzione potrebbe essere quella di equiparare ad un vendita una somma di passaggi streaming e pagamento che fruttino al titolare dei diritti un introito pari ad una vendita tradizionale stessa. "Ma i soli dati finanziari non possono stare alla base di un riconoscimento che ha comunque un valore artistico", ha avvertito il presidente della RIAA Cary Sherman, specificando poi come da una parte i conteggi dei contatti da parte dei clienti delle società siano riservati per ragioni di privacy, e da un'altra la continua rinegoziazione dei contratti tra società di edizioni e erogatori del servizio renderebbe di fatto impossibile stabilire valori statisticamente validi.