<i>Giovanni Brasca, 37 anni, ha una lunga esperienza di musica in televisione, rodata soprattutto al fianco di Fabio Fazio in spettacoli Rai come “Quelli che…il calcio” e “Anima mia” e poi, per un breve periodo, a La7. Dopo aver lavorato per qualche tempo come autore per Rete A (allora alleata della tedesca Viva), dal settembre scorso è responsabile dei contenuti di Top Of The Pops, il programma incentrato sulle charts che tre anni fa ha esordito in Italia importando il celebre format ideato in Gran Bretagna nei primi anni '60. Per lo show in onda su RaiDue, Brasca si occupa del casting ed è autore dei testi e delle scalette. </i><br><br><br> <b>Senza le classifiche dei dischi Top Of The Pops non esisterebbe…</b><br> Sì, Top Of The Pops è un programma ma è a sua volta una classifica di riferimento. L'unica ad essere trasmessa in TV, oltre che l'unico show strettamente musicale, a parte manifestazioni stagionali come il Festivalbar, ad andare in onda su una delle reti televisive più importanti d'Italia.<br><br> <b>Gli ospiti di Top Of The Pops, quindi, vengono reclutati setacciando le classifiche…</b><br> Certo. Anche se bisogna sottolineare che, per quanto riguarda la classifica, noi operiamo in assoluta autonomia. Fin dagli inizi, tre anni fa, gli ideatori del programma hanno deciso di dotarsi di uno strumento creato ad hoc, una Top 40 elaborata dalla Doxa appositamente per noi. La nostra, dunque, è una chart fondamentalmente diversa da quella che fanno la Nielsen o altri operatori, perché nasce dall'incrocio tra i dati di airplay radiofonico monitorati dal Music Control e la chart di vendita fornita da Musica e Dischi. La Top 40 che ne risulta ci viene inviata dalla Doxa settimanalmente, ogni martedì, ed è una classifica che tiene esclusivamente in considerazione i singoli, così come richiede il format che la BBC trasmette in Gran Bretagna dal 1964. C'è però una differenza sostanziale: per le caratteristiche specifiche del loro mercato discografico, gli inglesi adottano la classifica di vendita vera e propria, che da loro ha un ricambio vorticoso e propone numerose nuove entrate ogni settimana. In Italia invece le classifiche sono molto più “ingessate” e l'avvicendamento settimanale è molto inferiore: quindi, allo scopo di non mandare in onda un prodotto troppo simile a se stesso, si è deciso di inserire il dato radiofonico rappresentato dal Music Control. E' un elemento per noi molto utile: intanto perché permette di anticipare i fenomeni di successo, che le radio intercettano prima delle classifiche, e poi perché i nuovi brani segnalati dal Music Control entrano istantaneamente nella chart, mentre prima che vengano distribuiti nei negozi e comincino a vendere passano almeno un paio di settimane. Il ricorso a questo meccanismo risulta particolarmente utile in alcuni momenti dell'anno, per esempio subito dopo il Festival di Sanremo. Dalla prima serata di Sanremo, infatti, i pezzi vanno subito in radio, e quindi compaiono nel Music Control. Di conseguenza Top Of The Pops li può registrare e utilizzare per la sua trasmissione.<br><br> <b>Lei saprà senz'altro che il Music Control è un servizio di monitoraggio a pagamento. E che quindi qualche fenomeno potrebbe sfuggire ai suoi strumenti di rilevazione… </b><br> Non mi metto a formulare giudizi su come il Music Control funziona. Dico solo che l'ingrediente di variazione delle charts che ci assicura settimanalmente è funzionale alle esigenze del programma e che, per quanto ne so, anche la classifica dei singoli di Billboard, negli Stati Uniti, ha un'incidenza dell'airplay radiofonico che credo superi il 50%. A me risulta che il monitoraggio del Music Control sia realizzato su basi scientifiche, nel senso che ogni pezzo trasmesso via etere viene conteggiato. Ma, certo, si tratta di un sistema finanziato dai discografici: un po' com'è l'Auditel per la televisione.<br><br> <b>Qualche etichetta indipendente, però, non pagando il servizio, non vede neppure riconosciuti i suoi successi. </b><br> La lamentela maggiore che raccolgo dai discografici è che Top Of The Pops, per come è strutturato, non dà visibilità ad artisti che hanno successo con un album senza avere una hit in radio né un singolo commerciale nei negozi. I casi di artisti popolari che per scelta propria decidono di non pubblicare singoli e che non hanno un appeal particolare in radio non mancano, in effetti, e questo rappresenta un limite del sistema: che però va al di là della nostra missione.<br><br> <b>Quella di Top Of The Pops è di stilare una classifica che rappresenti soprattutto il gusto popolare del momento?</b><br> E anche di portare gli artisti di successo ad esibirsi nel programma. Ogni settimana mandiamo in onda dieci performance, che salgono qualche volta a dodici, e tutti gli artisti che invitiamo in trasmissione hanno, ovviamente, un pezzo nella nostra Top 40 del momento. Top Of The Pops ha due fonti di approvvigionamento per quanto riguarda le esibizioni in studio: alcuni artisti si esibiscono da noi a Milano e altri vengono ripresi negli studi di Londra. In casi eccezionali, con superstar come Madonna o con nomi emergenti come Las Ketchup, le location possono essere diverse: per problemi logistici la partecipazione di queste ultime, che nella nostra chart hanno stazionato per parecchie settimane nelle prime posizioni, è stata registrata nel corso di una puntata del Top Of The Pops tedesco. <br><br> <b>In quanti paesi esiste la trasmissione?</b><br> In Gran Bretagna, Germania, Olanda, Belgio e, naturalmente, Italia. <br><br> <b>Anche in questi paesi i dati delle classifiche vengono incrociati con l'airplay radiofonico?</b><br> Non glielo lo so dire. Non in Inghilterra, come ho detto prima. <br><br> <b>Perché avete preferito la classifica di Musica e Dischi rispetto a quella della Nielsen, quando si è trattato di scegliere la chart di vendita a cui fare riferimento?</b><br> Anche a questa domanda non posso rispondere, dato che ai tempi non lavoravo ancora nella redazione di Top Of The Pops. Comunque mi pare che tra le due classifiche ci siano differenze marginali. <br><br> <b>Lei si è fatto un'opinione sulla ormai celebre polemica che, qualche mese fa, mise in discussione l'attendibilità delle classifiche FIMI/Nielsen, quando alcuni titoli vecchi di un anno ricomparirono in modo sospetto in classifica? </b><br> La spiegazione che Nielsen diede allora di quell'episodio mi è parsa credibile. Oggi, in Italia, bastano così poche copie per entrare in classifica che con soli cento pezzi venduti in più è possibile riaffiorare nelle charts. Nelle nostre classifiche, comunque, episodi così singolari non li ho mai verificati. Ogni venerdì dò un'occhiata all'airplay del Music Control, il lunedì leggo la classifica di Musica e Dischi e quando il martedì arrivano i dati della Doxa che incrociano le due graduatorie è difficile trovarsi davanti a delle sorprese. Dal martedì al giovedì, giorno in cui registriamo il programma, c'è poco tempo per allestire la scaletta e dunque c'è spesso bisogno di giocare d'anticipo. Già il venerdì precedente, sulla base del Music Control riepilogativo della settimana, riesco a farmi un'idea di quali saranno i movimenti o le nuove entrate nella classifica Doxa.<br><br> <b>Che informazioni vi fornisce la vostra società di rilevazione? </b><br> Oltre a indicarci la posizione di ciascun brano ci segnala se lo stesso compare solo nella classifica di vendita, solo in quella degli ascolti radiofonici oppure in entrambe. Per fare un esempio recente, “Feel” di Robbie Williams ha esordito al numero 12 della classifica Doxa solo in base all'airplay, non comparendo in quella delle vendite in quanto il singolo non è stato messo in commercio. Succede anche il contrario, e cioè che entrino in classifica artisti che in radio non si ascoltano mai. Un caso eclatante è Gigi D'Alessio, assente dall'airplay ma molto ben posizionato nelle classifiche di vendita con il recente duetto con Anna Tatangelo. Da questo punto di vista, la Doxa fornisce un'informazioni completa: da un lato segnala i brani più freschi in circolazione in virtù dell'airplay, dall'altro assicura che anche canzoni che le radio tendono a sottovalutare abbiano il loro giusto rilievo. Noi abbiamo contatti diretti con tutte le case discografiche: anche con le piccole etichette indipendenti, soprattutto quelle specializzate in dance music. E quando un fenomeno musicale funziona siamo praticamente certi di intercettarlo, provenga dal mondo delle major o dalle indies.<br><br> <br><br><br> <b> Chi desidera commentare il contenuto di questa notizia può scrivere a <a href="mailto:inchieste@rockol.it">inchieste@rockol.it</a> <br><br> Le email ricevute (se firmate) saranno pubblicate in coda alla notizia cui si riferiscono. </b>