Quattro anni e sei mesi di reclusione per Erry, al secolo Enrico Frattasio, la star della pirateria musicale napoletana che con i suoi falsi “griffati” era diventato un simbolo del sottobosco discografico italiano operante nell’illegalità. <br> Venerdì scorso, 6 dicembre, la 1ma sezione penale del Tribunale di Napoli ha condannato lui e i suoi fratelli Angelo, Giuseppe e Claudio per associazione a delinquere e violazione della legge che tutela il diritto d’autore. La stessa sentenza ha disposto tre anni di carcere per Pasquale Frattasio, padre dei quattro e accusato degli stessi reati, falsificazione e ricettazione di materiale fonografico; altre 10 persone facenti parte della stessa organizzazione sono state condannate a pene comprese tra i due mesi e i quattro anni. <br> L’imputazione della famiglia Frattasio da parte della direzione distrettuale antimafia di Napoli risale al maggio del 1997, quando le indagini delle forze di polizia confermarono che la famiglia era a capo di un’articolata organizzazione che, utilizzando diverse società di copertura, produceva, importava, assemblava e smerciava musicassette e compact disc illegali per un giro d’affari annuo stimato in oltre due milioni di euro. Contro i “pirati” napoletani pende anche una causa civile per danni, intentata dalle maggiori case discografiche e dall’associazione di categoria FIMI.