Che farà il ricchissimo manager sudafricano Clive Calder, ora che ha definitivamente detto addio al suo impero musicale, il gruppo Zomba, passato nelle mani della tedesca Bertelsmann/BMG (vedi News)? Se lo chiedono in molti, nell'ambiente, e sul futuro di Calder cominciano a fioccare disparate indiscrezioni, anche perché quasi nessuno sembra disposto a credere che il dinamico imprenditore si accontenterà di fare da consulente alla stessa BMG, come concordato, per un periodo compreso tra i prossimi sei e dodici mesi. <br> La congettura più gustosa che circola al riguardo lo vuole tentato nientemeno che dall'acquisto della EMI, il cui valore di mercato sarebbe calato a meno di due miliardi di dollari dopo le ultime vicissitudini subite dalla casa britannica, una cifra ampiamente alla portata del portafoglio di Calder (che solo dalla vendita di Zomba ha ricavato la bellezza di 2,74 miliardi di dollari). Diversi conoscenti ed ex collaboratori ritengono tuttavia poco plausibile l'ipotesi, considerando che un investimento del genere, con i tempi che corrono, potrebbe risultare controproducente e il fatto che il magnate musicale ha già rifiutato in passato l'offerta di guidare una major. “L'industria discografica è molto cambiata, con il downloading e la masterizzazione. Non so se oggi sia possibile entrare nel business come Clive fece quando fondò la Zomba”, ha osservato Lou Pearlman, che al fianco di Calder ha lavorato assai proficuamente come manager degli 'N Sync e dei Backstreet Boys, gruppi di punta dell'etichetta Jive. Chi lo conosce e ne apprezza le qualità – orecchio musicale e fiuto infallibile per gli affari, doti considerate rarissime nella stessa persona – dubita comunque che rimarrà a lungo con le mani in mano, o a godersi i frutti delle sue fatiche in qualche isola caraibica.