A poco più di un mese dal lancio negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito, in Irlanda, in Australia e in Nuova Zelanda e dal battage pubblicitario che ha circondato l'evento, Twitter#Music sembra essere precipitato in un relativo anonimato. "Ma siamo ancora agli albori e non possiamo definirlo né un fallimento né un successo", ha risposto francamente Stephen Phillips (fondatore della tech company We Are Hunted e uno degli uomini chiave del servizio) a Paul Resnikoff, direttore della testata online Digital Music News che durante una sessione di Q&A al Musictech Summit di San Francisco gli chiedeva conto di come stessero le cose. "Siamo solo agli inizi", ha ribadito Phillips, "e sarà un lungo cammino da costruire. Ma la musica rimane un elemento molto importante: così importante, per Twitter, che non c'è rischio che venga abbandonata per strada. Se si guardano i numeri, Twitter#Music è già una delle applicazioni musicali più importanti. Io dispongo di un team dedicato che sviluppa da tanti anni app musicali, e abbiamo in programma di muoverci molto rapidamente". Richiesto di un commento sul futuro della musica (in streaming) a pagamento, Phillips ha detto di credere che "c''è gente che non comprerà mai più musica, e le imprese del settore dovranno monetizzarla in altri modi. Daremo un aiuto, quando avremo la possibilità di farlo. E' stata un'ottima cosa portare a un tavolo Rdio e Spotify, li abbiamo incontrati tre settimane prima del lancio dicendogli che sarebbe stato bello se si fossero uniti a noi. Ci siamo chiesti come rendere più facile agli utenti usare quei servizi, ma non sono sicuro che tocchi a noi venderli".