Alla fine è saltata anche la testa di Steve Case, il boss di AOL Time Warner protagonista assoluto, giusto due anni fa (gennaio 2001), di una stagione che sembra già appartenere al passato remoto: quella dei “mega-merger”, le fusioni-kolossal tra società all'inseguimento del matrimonio perfetto tra media tradizionali ed elettronici, Internet, banda larga e contenuti multimediali come cinema, musica e televisione (sogno presto infranto per effetto combinato del crollo delle Borse, del crack delle Web company e delle inchieste federali sui bilanci). Case, alla fine, ha seguito lo stesso destino di Jean-Marie Messier (Vivendi Universal) e di Thomas Middelhoff (Bertelsmann), uomini che hanno condiviso la sua visione strategica a costo di enormi e alla lunga insostenibili sacrifici economici per le loro aziende: e domenica scorsa, 12 gennaio, il giovane e rampante manager di origini hawaiane (44 anni) che si era fatto le ossa lavorando a Pizza Hut ha annunciato le sue dimissioni, ammettendo implicitamente il fallimento della sua sfida, un affare – la fusione tra il colosso mediatico Time Warner e la Web company America Online - che all'epoca era stato valutato oltre 106 miliardi di dollari battendo ogni record in materia (vedi News). <br> La notizia non sorprende, dato che tutti i suoi fedelissimi, a partire da Gerald Levin e Bob Pittman (vedi News), erano già stati costretti ad abbandonare la nave. E oggi viene accolta impietosamente dal mondo finanziario: “Case è stato chiaramente inefficiente, dalla sua leadership non emergeva più alcuna direzione”, ha dichiarato all'agenzia Reuters Tim Ghriskey, presidente di una finanziaria del Connecticut che porta il suo nome e che aveva già provveduto a disfarsi della sua quota in AOL Time Warner. Dal canto suo Case, considerato un pioniere del Web nonché il divulgatore di massa dei servizi di posta elettronica, continua a difendere la bontà del suo disegno strategico originario che prevedeva di combinare sotto un unico tetto la sua America Online con imprese come Warner Bros., Warner Music, la rivista People e le TV via cavo CNN e HBO in vista della creazione della cosiddetta “information superhighway”, l'autostrada elettronica dell'informazione. Ma, in un comunicato, ha spiegato di essersi fatto volontariamente da parte per facilitare il compito agli amministratori della società, impegnati in un difficile programma di sviluppo e di risanamento finanziario: lascerà l'incarico a partire dal maggio prossimo, conservando però il suo posto nel consiglio di amministrazione e nel comitato che formula gli indirizzi strategici della società. <br> A questo punto, fanno notare gli analisti, il comando delle operazioni passa ancor più chiaramente nelle mani del management Time Warner, il polo “tradizionale” della holding che dovrebbe conseguentemente riacquistare priorità strategica rispetto agli interessi della divisione on-line, da tempo in gravi difficoltà (anche se non sembrano esserci progetti concreti in vista per uno spin-off). Resta aperta la questione della successione di Case, che a quanto sembra non sarà risolta in poche settimane, essendoci ancora tre mesi e mezzo di tempo: alcuni investitori, preoccupati dalla pressione concorrenziale di Microsoft sui mercati dei media elettronici e della banda larga, premono per la designazione di un manager esterno, mentre altri caldeggiano la candidatura di Ted Turner, ex padrone della CNN ed azionista di maggioranza, magari in coppia con l'attuale amministratore delegato Richard Parsons.