La fusione tra Vitaminic e Buongiorno SpA, annunciata martedì scorso, 4 febbraio (vedi News), tiene banco in queste ore nelle conversazioni tra gli addetti ai lavori del settore musicale. E' il tramonto definitivo di un'utopia di breve durata, quella delle start-up che proponevano un approccio “indipendente” (e legale) alla distribuzione di musica digitale? O, al contrario, segnala la maturazione e il consolidamento di chi, a dispetto di tutto, è rimasto in gioco su un mercato che ha visto scomparire quasi tutti i suoi pionieri? Rockol ne ha parlato con Gianluca Dettori, co-fondatore e chief executive officer di Vitaminic. <br> <br> <br> <b>D'accordo la bolla di Internet, la crisi degli investimenti pubblicitari, il crollo delle Borse internazionali. Ma non è che anche l'idea alla base di Vitaminic, vendere musica in formato digitale, si è dimostrata impossibile da perseguire stante l'involuzione dei mercati, il boom del file sharing non autorizzato e i freni tirati delle major discografiche? </b><br> Io continuo a credere fermamente nella validità della nostra business idea originaria, e sono ancora convinto che la musica digitale abbia grandi prospettive nel medio termine. Quattro anni fa nessuno avrebbe potuto ragionevolmente prevedere che i tempi di affermazione di un modello di distribuzione digitale, per la musica, sarebbero stati così lunghi. E oggi le difficoltà che abbiamo noi le hanno anche i servizi delle major, MusicNet e Pressplay. <br> <br> <b>Appunto. Cosa vi spinge, allora, ad essere così ottimisti per il futuro? </b><br> Il fatto che in giro ci sono centinaia di milioni di persone che scaricano MP3 dai siti di file sharing: d'accordo, si tratta di pirateria, ma questo vuol dire anche che una domanda esiste, e che è molto consistente. I servizi peer-to-peer, a ben vedere, sono anche limitati sul piano della funzionalità. Certo, hanno il grande vantaggio del catalogo illimitato, della gratuità d'uso e della “portabilità” dei file, ma una licenza legale potenzialmente può offrire molto di più: streaming, radio interattiva, contenuti esclusivi e quant'altro. La pirateria va sconfitta sul campo: il mercato non si costruisce in tribunale, ma creando un'offerta. E prima o poi ci si arriverà. <br> <br> <b>Intanto però sembra che siate stati costretti a correggere un po' la rotta. Ora dite di voler puntare sulla telefonia cellulare e sull'infotainment…</b><br> L'infotainment è il bagaglio di Buongiorno: che distribuisce principalmente testi, sms ed e-mail, come noi distribuiamo contenuti multimediali, sul Web e sul wireless. Quanto alla telefonia mobile, noi siamo su questo mercato già da un paio d'anni, e abbiamo accordi in essere con una decina di operatori di telecomunicazioni. Indubbiamente la musica sui cellulari funziona meglio, in questo momento, di quella sul Web. Non c'è il problema della pirateria, e le licenze sul repertorio sono molto più accessibili e ragionevoli, mentre i prezzi e i limiti che le major impongono ad un servizio di distribuzione on-line sono ancora incompatibili con le esigenze di un'azienda che voglia fare utili e sviluppare business: soprattutto su un mercato in cui bisogna confrontarsi con KaZaA e i suoi simili. Buongiorno, che sul wireless è molto competitiva, ci garantisce in questo senso un acceleratore in più. E il wireless è il cuore, e soprattutto il futuro, della nostra nuova “combined entity”, Buongiorno Vitaminic. <br> <br> <b>Che altro vi porta in dote, oltre all'iniezione di risorse finanziarie? </b><br> In termini di presenza territoriale (in tutta Europa) e di offerta commerciale, le due aziende si incastrano come un puzzle, e anche la cultura manageriale è perfettamente compatibile. Ci sono sinergie sui ricavi da sviluppare immediatamente, da qui ai prossimi anni. L'advertising è un altro business concreto, quando ai tre milioni e mezzo di utenti Vitaminic si aggiungono i 30 milioni di indirizzi mail in possesso di Buongiorno: sono risorse importanti da mettere sul piatto, quando si andrà a parlare di qui in avanti di iniziative promozionali con le case discografiche. <br> <br> <b>Avete ammesso, però, di avere incontrato grosse difficoltà nell'ultimo anno, e la necessità di un'urgente iniezione di risorse finanziarie…</b><br> Già sei mesi fa avevamo annunciato pubblicamente che, preso atto delle condizioni del mercato, sarebbe stato necessario ricorrere ad un'operazione straordinaria. Avevamo due strade percorribili: un'operazione puramente finanziaria ed una di carattere industriale. Abbiamo scelto quest'ultima, che indubbiamente ci risolve dei problemi finanziari, ma soprattutto ci apre delle prospettive future. <br> <br> <b>E' terminata, in un certo senso, la fase “romantica” di Vitaminic? E a voi, fondatori della società, non sembra di aver perso un po' il controllo della vostra creatura? </b><br> La fase “romantica” è finita quasi subito, quando siamo diventati un'azienda “pubblica” quotata in Borsa. E' vero, l'azionista di riferimento d'ora in poi sarà Mauro Del Rio, il fondatore di Buongiorno: ed è giusto che sia così, considerando che la sua azienda porta in dote 40 milioni di euro di fatturato 2002 contro i 7 di Vitaminic. In realtà le cose cambiano poco, perché prima nella stessa posizione c'era Kiwi 1. Dopo la fusione, il flottante sarà del 40 %: dunque l'azienda resterà fondamentalmente in mano al management. E, senza nulla togliere al contributo prezioso dei fondi di venture capital, è meglio avere come azionista di controllo un manager che ha un interesse industriale diretto nel futuro dell'azienda.