Gli avvocati di due stelle della black music odierna, will.i.am e Pharrell Williams, hanno il loro da fare in questi giorni per dirimere una spinosa vertenza tra i due artisti attinente a questioni di marchi e copyright: in gioco ci sono i diritti a usare e sfruttare commercialmente l'espressione "I Am", di cui il leader dei Black Eyed Peas (vero nome William Adams) detiene il trademark per una linea di abbigliamento, oltre a usare il suo nome d'arte (foneticamente simile) nel campo della musica, dell'elettronica di consumo e delle attività filantropiche. Williams, d'altro canto, utilizza il nome "I Am Other" in diverse attività che includono un canale YouTube, una fabbrica di biciclette di base a Brooklyn e una società che produce filati e tessuti utilizzando bottiglie di plastica riciclate. Più di un anno fa il cantante, rapper e produttore di Virginia Beach aveva registrato otto brevetti, ma ora will.i.am lo ha citato in giudizio. "Sono dispiaciuto che Will, un artista come me, mi abbia fatto causa", ha commentato Williams a Rolling Stone. "Io sono un tipo a cui piace risolvere le cose discutendo a quattr'occhi, e ho provato a farlo in parecchie occasioni". A Billboard il legale di will.i.am Ken Hertz ha fornito una versione diversa, sostenendo che il suo cliente sarebbe stato lieto di discutere e negoziare "un diritto molto specifico e limitato" a usare il marchio 'I Am Other' in "circostanze altrettanto specifiche e non concorrenziali". "Abbiamo fatto quel che ci era consentito fare", dice Hertz, "cioè obiettare a quelle domande di registrazione" sulla base della assonanza dei marchi e dei settori di attività a cui essi risultano applicabili (tra cui musica, intrattenimento e abbigliamento). L'avvocato di Williams, Brad Rose, ribatte invece che will.i.am "ha ostruito ogni possibile apertura. Ad oggi, nessuno del suo entourage si è fatto vivo per cercare di risolvere la questione a dispetto del fatto che nelle sue pubbliche dichiarazioni il signor Hert sostenga che tali contatti sono stati presi". "will.i.am", conclude Rose, "ritiene erroneamente di avere diritti esclusivi sulle parole I AM in campo commerciale, nonostante la miriade di trademark I Am che coesistono nel registro dei brevetti e sul mercato".