Dopo dieci anni di crescita costante, calano in Italia i consumi culturali: i dati presentati ieri a Roma in presenza dei ministri Massimo Bray (Beni e attività Culturali/Turismo) e Enrico Giovannini (Lavoro e Politiche Sociali) e del sindaco Ignazio Marino da parte di Federculture, associazione nazionale che riunisce enti pubblici e privati, istituzioni e aziende che operano nel campo delle politiche e delle attività culturali, stimano nel 4,4 per cento la flessione nel 2012 della spesa destinata a cultura e ricreazione dalle famiglie italiane. Mentre ta il 2002 e il 2011 l'incremento era stato del 25,4 per cento, ha spiegato il presidente di Federculture Roberto Grossi, gli indici relativi all'ultimo anno sono negativi in tutti i settori: teatro (- 8,2 per cento) , cinema (- 7,3) musei e mostre (- 5,7) e concerti, dove si registra un calo dell'8,7 per cento. Contemporaneamente agli utenti, avverte Federculture, diminuiscono anche gli investitori, dal momento che "solo da parte dei Comuni in un anno è stato tagliato l’11 per cento delle risorse, mentre le sponsorizzazioni private destinate alla cultura scendono nel 2012 del 9,6 per cento". Mentre i primi dati relativi al 2013 sembrano dipingere una situazione ancora più grave, l'associazione lancia un appello al governo chiedendo interventi che incentivino i consumi attraverso la detraibilità di spese culturali mirate, promuovano l'occupazione giovanile nel settore culturale e consentano il rilancio della produzione e dell'offerta attraverso la cancellazione delle norme che "soffocano l’autonomia e la capacità di programmazione di enti e aziende".