L'ultimo "transparency report" pubblicato da Google rivela che la società di Mountain View riceve quotidianamente oltre mezzo milione di richieste di rimozione di indirizzi Internet che offrono contenuti in presunta violazione dei diritti d'autore, 16.306.700 soltanto il mese scorso. In cima alla lista delle organizzazioni più attive nella richiesta del blocco figura l'associazione dei discografici statunitensi, RIAA, con 3.327.347 in un mese, seguita da quella dei discografici britannici BPI (3.075.660). Negli Stati Uniti, intanto, l'Internet Service Provider AT&T, un colosso delle telecomunicazioni, ha registrato il brevetto per un software che permette di tracciare tutti i contenuti scambiati in modalità file sharing, al fine sia di smaltire il traffico congestionato sui suoi server che di individuare la circolazione di materiale pirata, con particolare riferimento ai file torrent raccolti da motori di ricerca e altri siti Web. I contenuti verranno raccolti in un database e sarà possibile risalire a chi li ha messi in rete. "Alcuni contenuti possono essere legittimamente acquistati e scaricati dagli utenti attraverso il P2P", ha precisato la società. "Altri, tuttavia, possono essere P2P piratati, illegalmente copiati e distribuiti che violano le leggi sui copyright e riducono gli introiti di produttori e distributori legittimi". Non è ancora noto quando e in che modo AT&T inizierà a utilizzare la nuova tecnologia.