Le indiscrezioni su un possibile “merger” tra EMI e Warner (a ruoli ribaltati, con la prima cioè nella veste inedita di società acquirente) continuano a moltiplicarsi, nei dispacci d'agenzia e sulle pagine dei giornali economici internazionali: ma a scremare il fiume di parole e di chiacchiere che inonda in queste ore anche il Web, la notizia non sembra avere ancora molta sostanza. Analisti ed esperti finanziari assicurano che le trattative sono iniziate, ma ammettono anche che si resta, per ora, agli approcci iniziali; e che per AOL Time Warner la cessione degli interessi musicali rappresentati da Warner Music costituirebbe ancora, a questo punto, una soluzione estrema da opporre a mali altrettanto estremi (l'impossibilità di ridurre altrimenti i debiti che gravano sulla società, 20 miliardi di dollari). <br> Nessuno, in definitiva, sembra aver fretta di concludere un affare che, secondo quanto suggerisce il Wall Street Journal di lunedì scorso (24 febbraio), potrebbe risolversi nell'acquisto di una quota di maggioranza Warner da parte di EMI, per una cifra compresa tra i 3 e i 4 miliardi di dollari. Più di un operatore finanziario mette però in dubbio che la casa britannica, spesso soggetta a giudizi poco lusinghieri da parte degli agenti di Borsa, sia in grado di sostenere un investimento di questa portata con le sue sole forze (e infatti si parla anche del probabile intervento di investitori terzi). <br> Sulla vicenda, tacciono comprensibilmente i portavoce dell'una e dell'altra parte. I bene informati, intanto, confermano che anche tra EMI e BMG erano ripresi recentemente i contatti in vista di una possibile fusione: ma a questo punto i negoziati sarebbero stati nuovamente abbandonati.