Sono meno di 300, i negozi di dischi indipendenti sopravvissuti sul territorio del Regno Unito. Ma la buona notizia è che, in controtendenza con i risultati conseguiti dalle grandi catene e dai supermercati, hanno ripreso a vendere a ritmo sostenuto. Secondo l'associazione di categoria ERA (Entertainment Retailers Association), infatti, i pezzi complessivamente venduti nei primi sei mesi del 2013 dai punti vendita "indie" ammontano a 1.318.542, il 44 per cento in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (quando le vendite si erano fermate a 914.879 pezzi); contemporaneamente, il settore del retail discografico nel suo complesso ha registrato un calo dell'1,5 per cento in termini di volumi smerciati. "Questo risultato", spiega il dirigente dell'ERA Steve Redmond, "arriva in uno scenario di decenni di arretramento del settore indipendente e suggerisce che nonostante l'eccessiva enfasi posta sul 'revival del vinile' esiste davvero una nicchia abbastanza grande da permettere agli indipendenti britannici rimasti in piedi di prosperare". L'ERA conferma anche che i negozi di dischi indipendenti sono il presidio del vinile, assorbendo oltre il 50 per cento delle vendite nel formato (a fronte del 3,2 per cento appena del totale dei dischi venduti). Nei punti vendita "indie" una vendita su sette riguarda dischi in vinile, mentre il rapporto sale a uno su 250 negli altri tipi di negozi. Il disco più venduto nel semestre nei negozi indipendenti britannici, secondo le classifiche elaborate dalla Official Charts Company, è "The next day" di David Bowie (Sony), seguito da "Tomorrow's harvest" dei Boards of Canada, "Graffiti on the train" degli Stereophonics, "Random access memories" dei Daft Punk e "Anna" dei Courteneers.