E' stata un successo la sedicesima edizione del “South by South West Music and Conference Festival” (SXSW) che, come ogni anno, si è svolto a marzo a Austin (dal 12 al 16). Affidata ad una consolidata formula che mescola con disinvoltura showcase di artisti sconosciuti ed esibizioni di rockstar affermate, affiancando gli spettacoli dal vivo con una serie di seminari, “panel” e conferenze, il SXSW ha fatto registrare numeri ragguardevoli in assoluto e, particolarmente, in un periodo buio per l'industria musicale. 48 locali (la cui capacità varia da 150 a 3.500 posti), per un totale di 53 palchi disponibili, hanno reso possibile attuare un programma che ha dato spazio a un migliaio di band, non più solo domestiche (folta la presenza dei britannici, dei giapponesi e degli svedesi; ma c'erano anche artisti finlandesi, norvegesi, spagnoli) e in rappresentanza di ogni genere musicale. Migliaia gli addetti ai lavori presenti, soprattutto discografici e promoter. <br> Notevoli i keynoter e gli ospiti della conferenza (Daniel Lanois in primis, ma anche Liz Phair e il texano Lyle Lovett); comoda e molto ricettiva la sede dell'Austin Convention Center; apprezzabile il rigore con cui viene fatta rispettare la capienza dei club; di tutto rispetto, sopra ogni cosa, il roster delle star, tutte tenute a rispettare la consegna dei 40 minuti di concerto: tra gli altri segnaliamo Willie Nelson, Lucinda Williams, i Jayhawks, Joe Jackson, Cat Power, Billy Bob Thornton, Michael Penn, Yardbirds, il già citato Daniel Lanois, Chris Whitley, Vic Chesnutt, The Presidents of the United States of America, Concrete Blonde, Supergrass…<br> Quanto all'Italia, l'orizzonte per una sua partecipazione alla kermesse di Austin è molto ristretto: sono infatti state gettate le basi di una collaborazione tra il SXSW e Arezzo Wave, di cui si attendono a breve gli effetti ufficiali.