Nel corso di un'intervista rilasciata al Wall Street Journal e pubblicata sull'edizione di oggi del quotidiano finanziario, il fondatore e amministratore di Spotify Daniel Ek ha assicurato come - nonostante l'aumentare delle perdite nel corso dell'ultimo anno (con un rosso passato nel 2011 da 58.8 a 77.4 milioni di dollari, a fronte di un aumento di profitto, sempre nello stesso anno, da 246.7 a 573 milioni di dollari) - il modello di business proprio della piattaforma di streaming sia assolutamente sostenibile: "C'è un mucchio di gente che quando guarda i bilanci vede le perdite e dice: 'Oh no, perdite! Molto male!'. Noi non siamo di questo avviso: nell'ultimo periodo, anzi, abbiamo dato prova di come la nostra attività sia perfettamente sostenibile. La differenza tra quanto paghiamo di royalties e quanto incassiamo come profitto è in crescita, e questo è un dato positivo". E dopo aver lanciato qualche frecciata alla concorrenza ("Apple? iTunes vende app, non musica, che per loro resta un side benefit. Google? Sembra dire: 'Ehy, facciamo qualcosa di musicale. Se la sta facendo Apple dobbiamo farla anche noi. Microsoft? Non so nemmeno cosa stiano facendo o vogliano fare...") Ek torna sulle dichiarazioni di Thom Yorke, che il mese scorso tolse "Amok" dei suoi Atoms For Peace dal catalogo della piattaforma accusando i suoi gestori di non retribuire sufficientemente gli artisti: "La sua mossa mi ha rattristato, ma non sorpreso", ha chiarito, "Loro vedono milioni di passaggi in streaming, e alla fine sul loro conto non vedono milioni di dollari ma migliaia di dollari. Il fatto è che loro pensano che un passaggio in streaming possa essere paragonato a un download, ma non è così. Del resto un po' di voce in capitolo l'avremmo pure, essendo - per loro - il secondo generatore di profitti di iTunes".