La sentenza che inibisce ad Apple e a cinque editori di libri americani comportamenti giudicati anticoncorrenziali per quanto riguarda la determinazione dei prezzi degli e-book non si applicherà agli altri prodotti venduti sull'iTunes Store (dischi, film, riviste e programmi televisivi). Lo ha precisato il giudice distrettuale Denise Cote, con una dichiarazione esplicita ripresa dal Wall Street Journal: "Desidero che questa ingiunzione incida nel modo più leggero possibile sul modo in cui Apple gestisce la propria attività", ha spiegato il magistrato americano. "Voglio che la società conservi una flessibilità che le consenta di innovare". La pronuncia - relativa a un punto controverso su cui Apple ed editori di libri avevano raggiunto un accordo con la Commissione Europea già nel dicembre 2012 senza incorrere in multe o sanzioni - potrebbe risultare poco gradita al governo americano e in particolare al Dipartimento di Giustizia, sostenitore della necessità di un controllo più rigoroso che impedisca ad Apple di entrare in accordi con fornitori di e-book, musica, film, programmi televisivi e altri contenuti il cui esito probabile sarebbe un incremento dei prezzi praticati dai rivenditori concorrenti (com'è avvenuto con Amazon per i libri digitali). La politica commerciale adottata da Apple sui "libri elettronici" venduti sull'iBookstore a partire dal 2012 era conforme al cosiddetto "modello di agenzia" in base al quale spetta all'editore fissare il prezzo finale pagato dal consumatore (e su cui l'intermediario trattiene il 30 per cento). Nel modello tradizionale, il fornitore stabilisce un prezzo suggerito al rivenditore ma è quest'ultimo a decidere in piena autonomia la cifra da richiedere al consumatore finale.