Discografia e radiofonia, fornitori e utilizzatori primari di musica registrata, sono da sempre partner obbligati, non senza tensioni e interessi o punti di vista contrapposti. Ma - nello scenario profondamente mutato e più intricato di questo inizio di XXI secolo - possono anche decidere di fare un passo oltre e concordare obiettivi strategici a più ampio raggio, come hanno deciso di fare negli Stati Uniti, con una mossa finora inedita, la major Warner Music e Clear Channel Media & Entertainment, gruppo che dispone di 850 emittenti e di 243 milioni di ascoltatori mensili ma anche di proprietà sul fronte digitale (a cominciare dal servizio di Internet radio iHeartRadio) e di teatri/sale da concerto che recano lo stesso nome. L'accordo siglato tra le due corporation prevede una compartecipazione agli utili su tutte le piattaforme e un impegno reciproco nel lancio di nuovi talenti, nella ricerca di nuove opportunità di marketing per artisti già popolari, nella crescita del bacino d'utenza radiofonico e nello sviluppo del digitale. "Siamo entusiasti di questa sfaccettata alleanza che, confidiamo, genererà ricavi complessivamente maggiori per i nostri artisti e le nostre etichette offrendo al contempo un ventaglio di nuove, potenti opportunità promozionali per raggiungere un pubblico più vasto", spiega l'amministratore delegato Warner Steve Cooper. "Questo accordo", aggiunge, "è prova ulteriore dei nostri sforzi di essere agili e flessibili nello sviluppo artistico, della nostra determinazione nel creare metodi nuovi e redditizi per portare al successo proposte musicali originali e del nostro impegno nei riguardi di una innovazione digitale sostenibile. Sottolinea, insomma, che Warner è una società musicale a sé stante". Il chief operating officer/Corporate di Warner, Rob Wiesenthal, ha specificato che le opportunità della partnership si estenderanno alla televisione e alla musica dal vivo (oltre che alla radio e al digitale), mentre Bob Pittman, presidente e ad di Clear Channel, ha lodato Warner sostenendo che "sta indicando la strada per quello che una autentica società musicale del 21mo secolo può diventare: una società musicale per l'era digitale".