Oltre 200 mila canzoni (per ora) acquistabili singolarmente, “alla carta”, a meno di un dollaro (99 centesimi) per download, con pochissime limitazioni d'uso: ecco l'asso nella manica che Steve Jobs, amministratore delegato della casa di Cupertino, ha calato lunedì scorso (28 aprile) presentando in pubblico a San Francisco l'attesissimo iTunes Music Store, già salutato da alcuni come una pietra miliare nell'evoluzione della musica legale on-line ed unica alternativa credibile a servizi fuorilegge come KaZaA. <br> La piattaforma digitale allestita da Apple con la collaborazione di tutte le maggiori case discografiche metterà a disposizione degli internauti musicali brani di artisti finora assai restii a concedere liberatorie per la distribuzione on-line del loro repertorio, che gli utenti del servizio – per ora solo americani, e solo possessori di computer Macintosh equipaggiati con software iTunes - potranno conservare indefinitamente nella memoria del loro pc, trasferire ed ascoltare sui lettori portatili iPod (un nuovo modello da 499 dollari, in grado di contenere fino a 7.500 canzoni, è già pronto per la commercializzazione), masterizzare in un numero praticamente illimitato di copie su CD e persino condividere con altri tre utenti Mac, secondo un modello limitato e controllato di file sharing. <br> “Non c'è mai stato nulla di simile finora”, ha proclamato nell'occasione un Jobs particolarmente caricato, vantando il fatto che nessuna iniziativa precedente, nel mondo della musica on-line, aveva messo d'accordo l'intero “ecosistema” della musica digitale, industria hardware, aziende software e fornitori di contenuti. Il boss della Apple è convinto della assoluta superiorità del suo negozio virtuale rispetto ai servizi di download legale finora disponibili sul mercato come Pressplay, MusicNet e Rhapsody: che ha liquidato come tentativi di “criminalizzare” gli appassionati di musica, attraverso un modello di abbonamento che Jobs ritiene limitante oltre che oneroso per il consumatore. L' iTune Music Store, al contrario, impone pochissime restrizioni. Oltre alla limitata circolazione dei file in rete, c'è l'obbligo di modificare le playlist scaricate dal negozio virtuale dopo la decima copia su CD: vincolo facilmente eludibile rimescolando l'ordine delle canzoni. Rispetto all'offerta potenzialmente illimitata dei siti illegali che distribuiscono file MP3, le canzoni scaricabili a pagamento dal Music Store presentano il vantaggio di essere codificate in AAC, un formato (Advanced Audio Coding, sviluppato da Dolby) che garantisce download più rapidi e migliore qualità di riproduzione. E, senza imporre tariffe aggiuntive, il negozio elettronico di Apple offre ai suoi clienti una serie di opzioni e servizi aggiuntivi come la ricerca dei brani per genere e per artista, i consigli dello staff e le charts dei pezzi più scaricati, i link diretti ai siti degli artisti e le copertine, l'accesso a videoclip e contenuti esclusivi: ma anche, per esempio, la possibilità di trasferire i brani su apparecchi compatibili come l'iPhoto per organizzare un commento sonoro alle proprie proiezioni di diapositive. <br> Che la comunità musicale creda fermamente nelle qualità della proposta lo conferma il fatto che artisti e case discografiche si sono mobilitati come mai prima d'ora per appoggiarne il lancio: tra i testimonial della campagna ci sono Bono, Alanis Morissette e Branford Marsalis, mentre gli stessi U2, con Eminem, Sting e Bob Dylan, sono tra coloro che non hanno avuto dubbi nel concedere subito il loro repertorio per la vendita on-line. Molti grossi calibri della discografia americana, come Roger Ames della Warner, Sylvia Rhone della Elektra, Jimmy Iovine della Interscope e il boss di Universal Doug Morris hanno voluto presenziare di persona alla conferenza stampa di Jobs. Lo stesso Morris ha parlato di “momento cruciale per il music business”, mentre Phil Leigh, analista per la società di ricerche Raymond James & Associates, ha sottolineato che si tratta del “primo servizio legittimo di musica on-line ad avere una forte riconoscibilità di marca, ed ad essere focalizzato sulla portabilità e sulla facilità d'uso” (basta un “click” sul pc per acquistare una canzone, o un intero album, secondo lo schema reso popolare da Amazon). <br> Jobs, che neanche troppo tempo fa aveva scandalizzato l'industria con il suo slogan “Rip, Mix, Burn”, considerato un'istigazione allo scippo digitale, è dunque riuscito a portare tutti dalla sua parte, nello sforzo di trovare un territorio comune tra le esigenze dei fan e quelle degli artisti, “che non vogliono vedersi depredare delle loro opere preziose”. Resta il problema della limitata presenza sul mercato di computer Macintosh, che coprono meno del 3 % del parco macchine in circolazione: ma Apple ha garantito che entro fine anno uscirà una versione del Music Store compatibile con le piattaforme Windows di Microsoft, e a quel punto l'apertura di un mercato di massa potrà diventare una realtà. Sempre che l'esperimento inaugurato negli USA in queste ore tenga fede alle ambiziose aspettative di Jobs e dei suoi partner discografici e riesca davvero a mettere il sale sulla coda a KaZaA, Morpheus e agli altri “pirati” epigoni di Napster.