Mentre si placano temporaneamente le indiscrezioni sulla EMI, per lungo tempo bersaglio preferito del “gossip” economico-finanziario internazionale, ripartono di gran carriera le voci su un possibile accordo tra Bertelsmann e AOL Time Warner per la fusione delle rispettive aziende discografiche, BMG e Warner Music. <br> Il “rumour”, tutt'altro che nuovo (vedi News), è stato appena rilanciato dall'autorevole Wall Street Journal: il quotidiano americano riferisce di intensi colloqui tra le parti avvertendo però che un “merger”, allo stato delle cose, resta un'eventualità altamente incerta. Dovesse andare in porto, la transazione assicurerebbe ad entrambe le società il controllo del 50 % della nuova entità, una major discografica in grado di rivaleggiare con la leader di mercato Universal; ne resterebbero probabilmente escluse, secondo i bene informati, le due collegate società di publishing musicale. Le stesse fonti hanno raccontato al Wall Street Journal che i contatti tra le due società stanno già coinvolgendo in prima persona i vertici aziendali e che le discussioni si sono intensificate nell'ultimo mese. Ma molte questioni irrisolte resterebbero ciò malgrado sul tappeto. C'è innanzitutto la difficoltà di calcolare con esattezza il valore delle due società, tenendo conto che Warner dispone di un catalogo molto più sostanzioso (lo scorso anno la società ha fatturato 4,2 miliardi di dollari, publishing e fabbricazione di supporti inclusi, mentre il giro d'affari di BMG è stato di 2,7 miliardi di euro, 3,1 miliardi di dollari). E bisognerebbe poi decidere chi dovrà sedersi al posto di comando della nuova organizzazione: il toto-scommesse propenderebbe per il boss della Warner, Roger Ames, che ha molta più esperienza in campo discografico di quanta ne abbia il suo collega tedesco, Rolf Schmidt-Holtz. Nessuna delle due parti, intanto, ha voluto commentare le voci che la riguardano: anche se BMG lo ha fatto, curiosamente, con un comunicato stampa.