La nuova minaccia telematica all’industria discografica arriva, questa volta, dal Vecchio Continente. Sfruttando un apparente vuoto normativo nella legislazione locale sul diritto d’autore, un sito spagnolo, Puretunes.com, ha cominciato ad offrire la possibilità di scaricare a pagamento migliaia di canzoni di artisti come Beatles, Madonna, Nirvana, Radiohead, U2, Bruce Springsteen, Metallica, Coldplay, Strokes, Norah Jones (alcuni dei quali sono espressamente contrari alla diffusione non autorizzata della loro musica in rete): illegalmente, secondo le case discografiche che non hanno concesso il permesso alla vendita on-line; legittimamente, secondo i gestori del servizio che sostengono di aver firmato regolari accordi di licenza con le società locali che rappresentano artisti ed autori, e che – a differenza dei siti “pirata” di file sharing come KaZaA - promettono il puntuale pagamento di royalty agli aventi diritto per ogni file scaricato dagli utenti (trasferibile e copiabile senza alcun limite, informa la home page del servizio. <br> Per avere accesso alla “library” di Puretunes basta abbonarsi al servizio, a tariffe mediamente più convenienti di quelle richieste dagli altri servizi a pagamento presenti in rete: otto ore di accesso al database costano 3,99 dollari, mentre spendendo 24,99 dollari si ha un mese a disposizione per scaricare un numero illimitato di brani. I legali della società madrilena sostengono che la legge spagnola non richiede le autorizzazioni delle singole case discografiche: sarebbe sufficiente, appunto, il pagamento dei diritti agli artisti e agli autori, una volta firmati i contratti con gli enti che li rappresentano (tra cui figura la prestigiosa società spagnola degli autori, la SGAE). I discografici, ulteriormente infuriati dal fatto che Puretunes ha concordato un accordo commerciale con il sito peer-to-peer Grokster, che ne promuoverà il servizio in cambio di una fetta di introiti, la pensano naturalmente in tutt’altro modo: “E’ come dire che posso stampare dischi dei Beatles se ho il permesso di Ringo, George e Paul” ha replicato Allen Dixon, un esponente della Federation of Phonographic Industry (nessuno lo ha avvertito della morte di Harrison?). Lo stesso Dixon ha aggiunto che l’IFPI sta dando un’occhiata al sito ma che non ha ancora deciso se ricorrere in tribunale contro Puretunes. Le case discografiche spagnole lo hanno già fatto quattro anni fa nei confronti di un’altra società, Weblisten.com, che vendeva file scaricabili senza l’approvazione delle etichette. Il sito è ancora in rete: ma come servizio “legale”, autorizzato da autori, editori e case discografiche, informa ora la home page.