E' un bel cambio di punti di prospettiva quello che ha fornito il recente studio condotto dalla London School of Econimics sul file sharing. Stando a quanto riferito nel rapporto denominato "Copyright & Creation. A case for promoting inclusive online sharing" infatti, la condivisione dei file starebbe aiutando e non affossando l'industria musicale. L'analisi dei ricercatori dell'Università di Londra si è basata sui dati di vendita online relativi a tutta l'industria dell' intrattenimento e ha constatato che i ricavi provenienti da internet rappresentano una parte piuttosto consistente nella crescita del settore musicale, dall'adozione delle piattaforme di file-sharing nel 2004. "Contrariamente a quanto dichiarato dalle aziende, l'industria musicale, non è alla stadio terminale del suo declino, ma continua ad acquisire terreno e a godere di buona salute", si legge nel comunicato stampa diffuso da Bart Cammaerts, docente presso il Dipartimento di Comunicazione e Media presso la LSE che ha effettuato lo studio. "I ricavi delle vendite digitali, di servizi di abbonamento, streaming e live performance compensano il calo delle vendite di CD e dischi", si legge nell'analisi che prosegue indicando che paesi come l'America e l'Inghilterra - che hanno scelto di non adottare il file sharing come metodo di distribuzione - corrono il rischio di rimanere emarginate dal processo di crescita di "cultura on line"; e che le leggi sul copyright non necessariamente non fanno gli interessi migliori di chi crea: "Insistere sul fatto che le persone producono opere creative solo quando possono rivendicarne in diritti ignora la diffusione di pratiche che derivano dalla condivisione e co-creazione e il facile accesso al lavori creativi. Questo privilegia chi detiene i diritti di copyright non i creatori stessi".