Ha provocato polemiche e scalpore, negli ambienti politici ed economici inglesi (e non solo), la notizia - ripresa anche da alcuni quotidiani italiani - secondo cui BBC Worldwide intende lanciare un’etichetta discografica, Inversion Records, che opererà sul mercato classico e pop con l’obiettivo di scovare e mettere sotto contratto nuovi talenti della scena musicale. All’emittente di stato britannica è subito piovuta subito addosso l’accusa di conflitto d’interesse tra sfera pubblica e privata: una delle prese di posizione più nette è, al riguardo, quella del conservatore e portavoce dell’opposizione John Wittingdale, che ha subito sottolineato i rischi di un’eccessiva spinta alla “commercializzazione” del servizio pubblico e ha sollevato il problema della concorrenza sleale, legato alla evidente possibilità che la BBC ha di privilegiare i propri prodotti, sulle radio e le televisioni da lei controllate, rispetto ai dischi pubblicati dalla concorrenza. <br> Whittingdale parla di tradimento della missione istituzionale, ma l’amministratore delegato di BBC Worldwide Rupert Gavin gli ha risposto sostenendo che la società da lui diretta, collegata ma autonoma dall’ente radiotelevisivo, non ha alcuna influenza sulle scelte di programmazione dei canali di stato. “Non c’è modo in cui possiamo persuadere i produttori di programmi a promuovere i nostri artisti. Non siamo in una posizione di vantaggio rispetto a chiunque altro”, ha sostenuto Gavin, aggiungendo che BBC Worldwide è un’impresa che opera secondo criteri commerciali. <br> La BBC è da tempo protagonista attiva sul fronte discografico: ma finora le sue collane (come le celebri BBC Sessions) riguardavano solo registrazioni d’archivio, e mai la produzione di nuovi artisti: un ruolo che la porrebbe in diretta competizione con le case discografiche tradizionali.