Costa due milioni di dollari all'anno, ripartiti tra l'associazione dei discografici Recording Industry Association of America (RIAA), quella delle case cinematografiche Motion Picture Association of America (MPAA) e i cinque maggiori Internet Service Provider del Paese, la gestione e il mantenimento del Center of Copyright Information, l'organismo statunitense preposto all'opera di prevenzione e repressione delle violazioni del copyright con un modello di "risposta graduale" articolato in sei fasi e meno duro di quello adottato in Francia con la legge Hadopi. La CCI non ha mai rivelato le cifre che tuttavia, scrive il sito TorrentFreak, sono desumibili dai documenti pubblici diffusi dall'agenzia delle entrate e che specificano anche le spese sostenute per valersi dei servizi di società di PR e di consulenza. L'ente no profit è stato creato due anni fa, nel settembre del 2011, ma è entrato nella fase operativa nel febbraio di quest'anno con uno schema che prevede nei confronti dei trasgressori di legge recidivi l'invio di diffide e di "misure di attenuazione" (iscrizione obbligazione a un programma educativo online, ed eventualmente riduzione temporanea della velocità di connessione a Internet e della funzionalità del servizio mentre non sono previste interruzioni definitive o pene detentive); vi hanno aderito i provider Comcast, AT&T, Cablevision, Time Warner e Verizon.