“Riflessi” di Rossana Casale è per il momento il best seller assoluto, con oltre 200 copie vendute (su un totale di 20 mila). Ma anche il disco appena uscito di Franco Simone, “VocEpiano – Dizionario (rosso) dei sentimenti”, e le rarità “vintage” di Franco Battiato, Juri Camisasca e Osage Tribe (l’antologia “Cinquecentomila anni fa l’amore”) se la stanno cavando molto bene. Marco Rossi, responsabile della Azzurra Music e distributore della D’Autore (l’etichetta che ha in catalogo i tre titoli citati) è molto soddisfatto del suo inedito esperimento di vendita di dischi negli uffici postali: un centinaio di titoli selezionati dal suo repertorio e da quello dell’etichetta romana diretta da Edoardo De Angelis che, conferma, stanno ottenendo in questa prima fase risultati proporzionalmente migliori che nei negozi di dischi tradizionali. “E’ stata la Mondadori, di cui siamo fornitori per le librerie multimediali in tutta Italia, a informarci per prima di questa opportunità”, spiega il giovane manager veronese. “Come le stazioni ferroviarie, anche gli uffici postali incominciano a voler sfruttare i loro spazi per allargare la gamma dei prodotti e dei servizi offerti. Hanno iniziato con i libri, per poi passare ai dischi” (su cui Azzurra, nota per le sue politiche di contenimento dei prezzi, ha un’esclusiva di fatto). <br> Rossi, abituato a trattare con i canali alternativi di vendita fin dalle sue prime esperienze in discografia a fine anni ’80 (quando dirigeva la filiale italiana della Pilz, fabbrica di CD e casa discografica tedesca, e fu uno dei pionieri della grande distribuzione in Italia), non parla a caso di stazioni ferroviarie: a Roma, Milano, Torino, Napoli e Bari (e presto anche a Palermo) il catalogo Azzurra è già presente nei nuovi “store” frequentati da turisti e pendolari. “Anche in questo caso”, spiega, “le potenzialità sono enormi: stiamo trattando proprio ora l’opportunità di avere dei ‘corner’ di vendita in un centinaio di stazioni medio-piccole”. Tutto questo per controbattere alla emarginazione dai negozi di dischi veri e propri (“ma con catene come la Fnac e la Ricordi lavoriamo molto bene”, precisa Rossi ). “I punti vendita tradizionali hanno fatto da tempo una scelta deliberata a favore delle major e dei prodotti da classifica. Posso capirli, ma la storia di questi ultimi anni dimostra che non sempre hanno ragione”. Altre aziende hanno già provato a vendere dischi in tabaccheria, nei caffè e nei circoli culturali. “La musica può arrivare dappertutto”, concorda Rossi, “dalle librerie alle pompe di benzina. Noi, per esempio, abbiamo ottenuto risultati sorprendenti in punti vendita apparentemente fuori target come i vivai di piante. E in due soli mesi, negli uffici postali, abbiamo superato ogni aspettativa: per ora ne approvvigioniamo tra i 70 e gli 80, ma il bacino potenziale è enorme, circa 1000 punti vendita”.