I negoziati in vista di una fusione tra le due case discografiche avrebbero subito un rallentamento dopo l'emergere di problemi tecnico-contabili di difficile risoluzione. Per arrivare al “merger” architettato dai vertici delle due società, una joint venture paritetica al 50 %, è necessario poterne comparare i bilanci attribuendo a ciascuna il suo giusto valore: ciò che, secondo il solito, ben informato New York Post, starebbe procurando più di un grattacapo agli esperti finanziari dei due gruppi. <br> Warner e BMG non si troverebbero d'accordo soprattutto sulle procedure di iscrizione a bilancio dei costi sostenuti per sviluppare gli artisti e degli anticipi a loro versati: Warner, preoccupata di rendere conto trimestralmente dei suoi risultati agli azionisti e agli operatori di Borsa, tende a “capitalizzarli” in modo da preservare il suo flusso di cassa e le sue riserve di liquidità; BMG, che è invece l'unica major discografica a non essere quotata in Borsa, non ha di queste preoccupazioni e avrebbe sempre preferito metodi meno “aggressivi” e più convenzionali di imputazione. <br> Nonostante questi ostacoli, tuttavia, le trattative tra le due case discografiche procederebbero a buon ritmo. Sembra confermata l'intenzione dei management di conservare l'incarico ai due attuali numeri uno, Rolf Schmidt-Holtz (BMG) e Roger Ames (Warner), il primo come presidente e il secondo come amministratore delegato con delega alla maggior parte della gestione operativa del gruppo. Si starebbe anche discutendo sul come riorganizzare il patrimonio discografico controllato dalle due major: sei etichette, Warner Bros., Atlantic, Elektra, RCA, Arista e Jive/Zomba, di cui almeno due, Warner Bros. e RCA, dovrebbero resistere come entità separate.