Scrivo queste righe sabato 14 giugno, intorno all'ora di pranzo, dopo aver sfogliato i quotidiani che dedicano ampio spazio all'affaire Accademia di Sanremo (vedi News). Voi le leggerete lunedì mattina, quando probabilmente altre pagine di giornali e altri servizi di telegiornali avranno rimestato in questo letamaio – puzzolente ma non sorprendente, per chiunque si occupi di informazione musicale.<br> Quel che potrebbe essere sorprendente è, semmai, che nessuno di coloro che scrivono abitualmente di cantanti e canzoni sui quotidiani abbia mai scritto ciò che tutti sapevamo. Nel nostro piccolo, noi l'abbiamo fatto (e qualcuno ce ne ha dato atto); ma non sono qui per elogiare Cesare. Sono qui, semmai, per segnalare che della “compagnia di giro” dei quotidianisti eccellenti nessuno ha nell'occasione sentito il bisogno o ha avuto il tempo – quante altre cose da fare, quanti altri luoghi dove essere! – per intervenire sul tema.<br> Il solo Marco Mangiarotti, su “Il Giorno” di sabato scorso, ha firmato un corsivo composto e informato, nel quale - essendo un gentiluomo di vecchio stampo - ha scelto l'understatement per definire “amicizia” il legame non professionale che notoriamente unisce due dei personaggi dell'industria discografica-musicale-editoriale che hanno ricevuto un avviso di garanzia.<br> Ma, in fondo, ciò che mi spinge a intervenire sul tema è un altro aspetto della questione, curiosamente messo in luce proprio dall'intervista esclusiva realizzata dal nostro Alfredo Marziano a Mario Natale, direttore d'orchestra, produttore musicale e componente della giuria dell'Accademia della Canzone che ha selezionato quattro dei partecipanti all'edizione 2003 (vedi News). Le risposte di Natale paiono sincere, e per quel che lo conosco io fatico a credere che Natale menta; trovo anzi persino commovente il suo impeto di fedeltà amicale che chiude l'intervista (“Quattro posti in finale a Sanremo fanno gola a tutti, e può darsi che qualcuno abbia voluto mettere i bastoni tra le ruote a Esposito. Sono in tanti, a voler prendere il suo posto”); peccato, a questo proposito, che nessuno abbia potuto nemmeno provarci legittimamente (se qualcuno vorrà venircelo a chiedere, noi di Rockol siamo pronti a raccontare di quella volta che abbiamo tentato di partecipare al bando di concorso indetto dal Comune di Sanremo per l'assegnazione della gestione dell'Accademia. E' una storia tutta da ridere, o da piangere).<br> Fra le dichiarazioni di Natale, una suona così: “Certo, durante le votazioni può capitare che qualcuno ti inviti a prestare particolare attenzione alle qualità di un candidato. Ma succede in ogni genere di concorso, e nessuno mi ha condizionato o mi ha forzato nelle mie scelte”. Bene, Mario Natale parli per sé e per i concorsi ai quali lui partecipa come giurato. Ed eviti di generalizzare: quello che lui descrive capiterà, senz'altro, ma non “in ogni genere di concorso”, o almeno non nei concorsi ai quali Rockol prende parte come componente o presidente della giuria.<br> Qualcuno ci ha provato, come no, a venirmi a “segnalare” un concorrente a un concorso per il quale avevo accettato di partecipare alle selezioni, o alle semifinali, o alla finale. La mia risposta è sempre stata una sola: “Se me lo ripete un'altra volta, lo scrivo”. Non avrei alcuna difficoltà a scrivere di essere stato oggetto di un tentativo di “convincimento”, né a fare nome e cognome di chi questo tentativo avesse messo in atto. Fortunatamente (per me, probabilmente non per il mio editore) Rockol non fa parte del “grande giro” dei reciproci favori fra carta stampata, televisione e impresariato: quello che si autoalimenta con favori, raccomandazioni, ospitate televisive, incarichi di consulenza, regalini e regaloni, buste, bustine e pompini. E questo mi consente di essere perfettamente tranquillo nel respingere ogni ingerenza illecita. Intendiamoci: non sto dicendo di essere incorruttibile. Sono corruttibilissimo, perché sono umano e non bionico. Ma costo moltissimo, perché per rinunciare a guardarmi nello specchio del mio bagno di casa, la mattina, dovrei incassare troppi soldi: quelli sufficienti a rinunciare da un giorno all'altro al lavoro che faccio, all'ambiente che frequento, alla compagnia delle persone che stimo, all'amore delle persone alle quali voglio bene, e a trasferirmi, ricco sfondato e senza più una preoccupazione economica al mondo, in un simpatico paese dal clima eternamente primaverile. Non so se la gente questa cosa di me la sa, o l'immagina. Sta di fatto che raramente ho dovuto ricorrere alla minaccia di denuncia (e comunque, a quei concorsi non ho più partecipato io né ho più fatto partecipare Rockol).<br> Evidentemente Mario Natale fa il giurato in altri concorsi, diversi. Scelta sua, che non discuto e non censuro. Figuriamoci, c'è gente che per partecipare a una giuria non s'accontenta, come me, di un invito a cena + pernottamento (ringraziamento del tutto sproporzionato al tempo, all'attenzione, alla passione e alla faccia – la mia, e quella di Rockol – che metto a disposizione in questi casi), ma chiede un compenso in denaro – e non una cifra simbolica. E probabilmente, anzi sicuramente, c'è gente che spiega per bene ai giurati dei concorsi che votando in un certo modo si faranno molto contente certe persone. Anzi, siccome sul “Corriere” di oggi si accenna a “un tourbillon di raccomandazioni, segnalazioni, pressioni da parte di noti personaggi politici e dell'ambiente dello spettacolo: un parlamentare ligure, un europarlamentare e un direttore di TG”, per tenervi allegri all'inizio della settimana ve ne racconto una istruttiva.<br> Proprio un direttore di TG (chissà se è lo stesso...) è intervenuto con tutto il peso della sua notorietà e della sua influenza per “caldeggiare” agli organizzatori il concorrente di un concorso musicale al quale ho presenziato di recente. Gli organizzatori sono stati semplicemente, ma straordinariamente, onesti: non hanno detto niente di niente alla giuria, che io presiedevo, né tantomeno a me. Hanno lasciato che votassimo, e solo il giorno seguente (a concorrente, meritatamente, eliminato) ci hanno riferito l'accaduto. Questo solo per dire che i concorsi si possono fare in vari modi. C'è il (diffusissimo) modo Accademia/Esposito, e ce ne sono altri. Basta saper scegliere. E star sottovento dalla merda, perché ogni tanto (e non sempre per ragioni limpide e disinteressate) qualcuno accende il ventilatore. Divertitevi, come diceva Red Ronnie.<br> (fz)