Torna il sereno sul mercato discografico? A dare ascolto ai bollettini diramati da esperti e istituti di ricerca (che danno generalmente il termometro in discesa per almeno altri 3-4 anni) non si direbbe. Eppure alcuni pesi massimi dell’industria, per sincera convinzione o magari per tenere alto il morale delle truppe, cominciano, almeno in pubblico, a vederla diversamente. Tra questi c’è Howard Stringer, capo supremo della Sony Corporation in America (dunque non un discografico, ma un uomo che controlla l’intero business della multinazionale): per lui, come ha annunciato ai media nei giorni scorsi, il successo iniziale del negozio virtuale iTunes Music Store della Apple Computer rappresenta un “cambio epocale” e “una sveglia” per tutto il settore. “Steve Jobs (il capo della Apple) ci ha sciolto le briglie”, ha detto Stringer ai giornalisti che lo ascoltavano in un’aula dell’università di Syracuse, prima di lanciarsi in una predizione: il music business si risolleverà nell’arco di due anni, anche se non basterà l’iniziativa della Apple a sconfiggere la pirateria on-line. La ricetta del numero uno della Sony ha come ingredienti fondamentali un abbassamento generale dei prezzi dei CD e un assortimento più ampio di musica scaricabile da Internet, ma anche un giro di vite nelle aule giudiziarie, con iniziative mirate contro i singoli privati che propugnano il file sharing selvaggio (e l’associazione dei discografici RIAA ha già annunciato una nuova offensiva proprio in questo campo, vedi News): insomma, il bastone e la carota. <br> Cautamente ottimista è anche Zach Horowitz, presidente e amministratore delegato di Universal. “Ci sono diversi segnali di una svolta imminente”, ha detto il discografico americano, lodando a sua volta l’iniziativa della Apple. “Ci aspettano, credo, due o tre anni di transizione: dopo di che il potenziale di Internet esploderà e potremo tornare a produrre fatturati che non vedevano ormai da diversi anni”.