E' un quadro sfaccettato e per certi versi contraddittorio - pur con alcune caratteristiche, quelle anagrafiche in primis, molto ben delineate - quello tracciato da uno studio dell'Ufficio per l'Armonizzazione del Mercato Interno, organismo ufficiale della UE per marchi, disegni e modelli istituito nel 1994 con sede a Alicante, in Spagna: i risultati dell'indagine - il cui focus è la percezione e la consapevolezza della proprietà intellettuale - rivelano come la quasi totalità del campione preso in esame - 26.500 cittadini europei di età superiore ai 15 anni - ritenga la proprietà intellettuale un bene da tutelare. Se sul versante teorico la correttezza del pubblico europeo sembra essere esemplare, scendendo a livello pratico e individuale la condotta dei cittadini del Vecchio Continente non sembra più così limpida: complice anche la congiuntura economica, il 22% dei cittadini UE ritiene che il download da Internet sia accettabile quando non vi siano altre alternative legali, e il 42% lo ritiene accettabile per uso personale. Questa percentuale si innalza fino a un picco del 57% (a livello europeo) nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni, assestandosi al 54% in Italia. Le ragioni? Stando al sondaggio, una percezione distorta del beneficio del rispetto della proprietà intellettuale, che i più giovani vedono solamente appannaggio delle grandi società discografiche e degli artisti di successo. A complicare la situazione c'è la diffusione e la conoscenza di alternative legale al download illegale: se nei paesi del nord (Danimarca, Svezia e Finlandia) sono "sistematicamente note", e in paesi come Gran Bretagna e Paesi Bassi sono comunque note e frequentate, rispetto alla media europea le opzioni legali sono "decisamente meno note" il paesi come l'Italia, Crozia, Bulgaria, Romania, Polonia e Malta.