Il caso era scoppiato qualche tempo fa, quando uno spot della GoldieBlox, società americana produttrice di giocattoli educativi con tutti i crismi dell'azienda liberale e progressista (fondata dalla femminista Debbie Sterling e aperta grazie ad un'operazione di crowdfunding su Kickstarter in soli quattro giorni) era diventato nel giro di poche ore un fenomeno virale: utilizzando una versione con un testo diverso del classico (ironicamente sessista) "Girls" dei Beastie Boys, la clip pubblicitaria incoraggiava le bambine a abbandonare bambole e fornelli posticci per darsi alle costruzioni. In un primo momento, i superstiti del gruppo - insieme al produttore del brano, il deus ex machina della consolle Rick Rubin - minacciarono di citare in giudizio la società, rea di essersi appropriata di un brano depositato senza chiedere il permesso ai titolari dei diritti. I vertici dell'azienda, tuttavia, senza cercare un accordo, decisero di giocare in anticipo, citando - loro per primi - in giudizio la band, sostenendo come lo spot altro non fosse che una parodia, e quindi non tenuto a corrispondere le quota di royalties spettanti agli autori dell'originale. Nelle ultime ore i due Beasties superstiti, Mike D e Ad Rock, hanno diffuso una lettera aperta per spiegare le loro ragioni: "Apprezziamo molto il messaggio del video, e - come tutti - sosteniamo la lotta per l'abbattimento degli stereotipi di genere e per incoraggiare le bambine alla passione per la scienza e le costruzioni", scrivono i due, "Tuttavia benché molto creativo, è bene ricordare che la vostra sia una pubblicità concepita per vendere un prodotto: tempo fa, come band, decidemmo che non avremmo mai concesso la nostra musica per fini pubblicitari, di qualsiasi tipo. Decisione, questa, ribadita anche dal testamento di Adam ("MCA" Yauch, scomparso il 4 maggio 2012, ndr). E, in ogni caso, vorremmo solo ricordare che quando noi vi abbiamo chiesto perché aveste usato senza permesso la nostra canzone per la vostra pubblicità, siate stati voi a denunciare noi".