Le preoccupazioni e le critiche espresse da artisti come Thom Yorke e David Byrne a proposito dei servizi di streaming sono "esagerate". Lo ha detto l'amministratore delegato dell'IFPI (federazione internazionale dei discografici) Frances Moore durante una conferenza tenuta a Sydney alla vigilia della cerimonia di consegna degli ARIA Awards - i "Grammy" australiani - tenutasi domenica scorsa. Nel suo intervento la Moore ha sostenuto che i punti di vista dei due artisti "andrebbero ascoltati con rispetto", ma ha mostrato di pensarla diversamente: "Certo, quei servizi ci trasferiscono da un mondo in cui i detentori dei diritti incassano il grosso dei loro proventi nelle settimane immediatamente successive alla pubblicazione di un album o di un singolo a un altro in cui ricevono micropagamenti ogni volta che una loro opera viene riprodotta. Può essere sconcertante, ma si stanno raccogliendo prove del fatto che, nell'arco di un certo periodo di tempo, i ricavi generati dai servizi di streaming possano superare quelli prodotti dai negozi di download". Durante il suo discorso, la Moore ha posto ancora una volta l'accento sulla lotta alla pirateria: "La nostra capacità di passare da una fragile ripresa (+0,2 % nel 2012) a una crescita globale sostenibile dipenderà in gran parte da come riusciremo a gestire il problema della violazione dei copyright", ha detto l'ad dell'IFPI. "Se non sapremo constrastare la pirateria musicale, tutti gli sforzi che le case discografiche hanno fatto per autorizzare nuovi servizi non porteranno a nulla. La buona notizia è che nel mondo i governi riconoscono sempre più spesso che la pirateria non è un problema che l'industria musicale deve risolvere da sola. Sanno che tutti i portatori di interessi nell'economia di Internet devono collaborare per fronteggiarlo".