Che la musica “suonata” e basata sull’improvvisazione, non omologata e insofferente nei confronti delle gabbie radiofoniche e delle regole del marketing pop, stia tornando di prepotenza all’attenzione del pubblico (anche giovane e giovanissimo) è un dato di fatto: lo dimostrano, tra l’altro, il successo del movimento “jam band” negli USA e, in Italia, l’accoglienza riservata in queste ultime stagioni ai marchi storici del progressive e dell’hard rock anni ’70 come King Crimson, Yes, Deep Purple e Jethro Tull. <br> Non poteva non accorgersene uno come Franz Di Cioccio, ancora in prima linea con la PFM e oggi desideroso di mettere il suo “know how” a disposizione dei nuovi talenti emersi in quell’area che lui chiama “musica evolutiva”. Forte dell’esperienza maturata con la Fermenti Vivi (il marchio è vivo e vegeto, e mentre si accinge a sciogliere i legami con la Sony si prepara a pubblicare l’album dei Malastrana, vincitori di Arezzo Wave 2002), il musicista milanese ha appena messo in piedi un’altra etichetta, Immaginifica, di cui ha affidato la distribuzione locale ed internazionale alla BTF di Massimo Buffa, braccio progressive del gruppo indipendente Venus. <br> Il sogno di Di Cioccio, come spiega lui stesso in un comunicato di presentazione della label, è quello di coltivare “un’isola felice come esisteva prima che le radio commerciali prendessero il sopravvento su tutto”, promuovendo un genere “orientato all’ascolto” che trova la sua dimensione ideale nella performance dal vivo. Il disco “come punto di partenza e non di arrivo”, dunque, e non è un caso che le prime band messe sotto contratto vantino una rodata esperienza nel circuito live. I primi ad uscire allo scoperto sono i bolognesi Stereokimono, il cui secondo album “Prismosfera” è stato coprodotto dal batterista e vocalist della PFM. Toccherà poi a Le Distillerie di Malto, quintetto abruzzese attivo anch’esso da parecchi anni, a cui faranno seguito anche gruppi internazionali. Di Cioccio promette standard qualitativi alti, nei contenuti e nel packaging dei prodotti (le buste dei CD, secondo una tendenza oggi in voga, richiameranno alla mente degli LP in miniatura: come è giusto che sia, per una musica che si rifà, senza nostalgie, alle esperienze degli anni ’70). E, per la prima volta, royalties sulle vendite ai musicisti: un lusso sconosciuto, finora, nel sottobosco del “prog”.