Nel 2012 il settore musicale nel suo complesso - dischi, edizioni, concerti, ecc. - ha contribuito per 3 miliardi e mezzo di sterline (4,1 miliardi di euro) al prodotto interno lordo del Regno Unito. Lo sostiene una ricerca effettuata dall'organizzazione UK Music, che somma ai risultati conseguiti dal settore della musica registrata, 634 milioni di sterline secondo i dati ufficiali pubblicati dalla BPI (British Phonographic Industry), gli introiti generati dall'attività di musicisti, autori e compositori, 1,6 miliardi di sterline, quelli prodotti dalla musica dal vivo, 662 milioni di sterline, e quelli realizzati dalle società di edizioni, 402 milioni di sterline. A questi si aggiungo i 151 milioni di sterline imputabili a manager, società di collecting e organizzazioni di categoria e gli 80 milioni di sterline attinenti al lavoro di produttori musicali e studi di registrazione. Il 40 per cento del PIL musicale è stato assorbito nel 2012 dalle esportazioni, nel cui ambito il settore più dinamico risulta essere quello delle edizioni musicali (509 milioni di sterline), seguito da musica registrata (305 milioni) e musica dal vivo (152 milioni). "La musica", ricorda UK Music, "è una delle industrie a più alto tasso di investimento dell'economia. Le case discografiche sono state un elemento essenziale per lo sviluppo dell'industria musicale e restano fondamentali nel contesto odierno dell'industria, non ultimo perché restano i maggiori investitori nel talento musicale, destinando fino al 20 % dei loro ricavi allo svilupo di artisti e repertorio". Oltre a ricordare gli investimenti complessivi in A&R di etichette discografiche ed editori (450 milioni di sterline), l'organizzazione sottolinea gli investimenti delle società di collecting "in database di repertorio e altre infrastrutture dati destinate a conservare il vantaggio competitivo del Regno Unito nei mercati digitali globali".