Le major discografiche americane (aderenti alla potente associazione nazionale di categoria, RIAA) sarebbero in combutta con i grandi “Webcaster” come Yahoo! e America Online per estromettere dal mercato on-line le emittenti indipendenti e non legate ai grandi gruppi industriali. E’ la tesi sostenuta da un ente statunitense, Webcaster Alliance, rappresentativo di 198 piccole imprese del settore, che ha citato in giudizio, in queste ultime ore, l’organizzazione dei discografici per comportamento anticostituzionale e lesivo della concorrenza. <br> La polemica, non nuova, si riferisce alle tariffe che le radio Internet devono pagare ad artisti, autori e case discografiche per diffondere in rete le musiche e le canzoni di loro proprietà. Secondo la Webcaster Alliance quelle royalty, concordate tra discografici e grossi operatori Internet e ratificate da una legge approvata dal Congresso USA (con l’obbligo di pagamenti retroattivi fino al 1998), risulterebbero insostenibili per le piccole radio on-line, che rischiano dunque di dover chiudere bottega da un giorno all’altro. Il rischio, secondo l’associazione USA, è la scomparsa di “un’intera industria di Webcaster indipendenti che garantiscono agli ascoltatori diversità di contenuti e libertà di scelta”. “E’ tempo”, ha aggiunto in toni assai duri e battaglieri il presidente dell’ente Ann Gabriel, “che la RIAA venga ritenuta responsabile di aver manipolato per anni un’intera industria con l’obiettivo di frenare la crescita della musica indipendente e di controllare contenuti e canali di distribuzione su Internet”. <br> Il caso sta già provocando non pochi imbarazzi tra i promotori politici dell’accordo, ma non tra i discografici. I portavoce della RIAA non si sono scomposti più di tanto, parlando di un’iniziativa “priva di merito, niente più di una manovra pubblicitaria”.