Come nei migliori romanzi a puntate, alla fine non manca il colpo di scena, vero o presunto che sia: molteplici fonti giornalistiche internazionali riferiscono in queste ultime ore che la EMI starebbe per rilanciare un progetto di “merger” con la Warner Music, già abortito tre anni fa (vedi News), mettendo i bastoni tra le ruote ai programmi di fusione (data ormai per certa dai più) tra la major americana e la tedesca BMG. <br> L'inatteso – fino ad un certo punto – ritorno di fiamma della casa britannica sarebbe legato al fatto che il tempo concordato tra Warner e BMG per intrattenere negoziati esclusivi è scaduto senza che si sia approdato a nulla di concreto. In questo contesto i vertici EMI, Eric Nicoli, Alain Levy e David Munns, avrebbero architettato una soluzione diversa da quella tentata in passato: ora che AOL Time Warner ha bisogno di soldi ed è disposta a disfarsi della sua casa discografica, il loro obiettivo sarebbe di rilevarne la proprietà offrendo in cambio contanti e azioni alla holding americana. Quest'ultima potrebbe conservare dunque una quota di minoranza, compresa tra il 20 e il 40 %, della nuova società derivante dalla fusione, valutata intorno ai 942 milioni di dollari, risparmiando sui costi di una fusione paritaria e conservando al tempo stesso la possibilità di mettere in pratica sinergie commerciali con le altre imprese controllate dal gruppo. Fattibile? Tutto dipende dalle contromosse di Bertelsmann/BMG e dalle decisioni degli organi antitrust: i quali, nell'attuale clima di sfascio del mercato discografico, sarebbero disposti secondo alcuni a gettare un occhio più benevolo sulla vicenda.