L’imprenditore canadese Edgar Bronfman Jr., ex proprietario di Universal e maggior azionista individuale di Vivendi, starebbe ancora tentando il tutto per tutto (lo scorso weekend si è incontrato con il numero uno della multinazionale francese Jean-René Fourtou): ma le critiche da lui riferite al Financial Times, a proposito del modo in cui il management transalpino sta gestendo la transazione di Vivendi Universal Entertainment, sembrano avergli alienato le ultime simpatie nel consiglio di amministrazione della società, rafforzando ulteriormente - stando alle notizie che arrivano dagli USA – la posizione dell’unico rivale rimasto in lizza, il gruppo NBC/General Electric (vedi News). <br> Come già è stato sottolineato, la TV americana ha interesse ad impossessarsi di uno studio cinematografico e televisivo hollywoodiano come Universal per avere accesso diretto alla produzione di film e programmi, portandosi così sullo stesso piano dei principali concorrenti (CBS è controllata da Viacom, ABC fa parte del gruppo Walt Disney e la Fox fa capo alla News Corp. di Rupert Murdoch: tutte e tre sono holding integrate, che controllano produzione, distribuzione e diffusione di contenuti di intrattenimento). La decisione finale del cda è data (ma non è la prima volta…) per imminente, ma sembra che neppure la NBC abbia ancora superato tutti gli ostacoli che si trova davanti: Vivendi vorrebbe maggiori garanzie di copertura finanziaria da parte di General Electric, e sul tappeto resta la questione dei vincoli contrattuali con cui l’ex numero uno della divisione, Barry Diller, è ancora in grado di limitare la libera disponibilità sul mercato delle aziende di proprietà Vivendi nel settore televisivo e cinematografico. Una delle più lunghe telenovele nella storia recente dei “merger” societari tra imprese dell'entertainment potrebbe, insomma, non aver ancora raggiunto la sua ultima puntata.