Si fa da parte, gioco forza, anche il cocciuto imprenditore canadese Edgar Bronfman Jr. (vicepresidente della società e suo maggiore azionista individuale), dopo che Vivendi Universal ha finalmente sciolto le riserve sul futuro della sua divisione entertainment (che comprende il cinema, la televisione, i parchi di divertimento, ma non la musica): il matrimonio d'interesse si farà, eventualmente, con General Electric, attraverso una fusione della sua rete televisiva, NBC, con le aziende di proprietà della multinazionale francese e la costituzione di un nuovo conglomerato che sarà controllato all'80 % da GE e al 20 % da Vivendi (garantendo, dunque, la possibilità di sinergie con la casa discografica Universal Music). <br> La nuova realtà industriale, che nel 2003 avrebbe sviluppato un giro d'affari complessivo di 40 miliardi di dollari, esiste per il momento solo sulla carta: precisamente in una lettera d'intenti firmata dalle due parti con cui le stesse si impegnano a intrattenere, d'ora in poi, negoziati esclusivi in vista della fusione delle rispettive attività. <br> Se l'operazione andrà a buon fine, gli azionisti di Vivendi Universal riceveranno 3,8 miliardi di dollari in contanti ed azioni, e la società francese vedrà ridursi il suo (enorme) debito di 1,6 miliardi di dollari. Gli studi cinematografici Universal e le tre TV via cavo possedute dal gruppo di Jean-René Fourtou verrebbero a quel punto combinate con le proprietà di GE, che comprendono – oltre al fiore all'occhiello NBC - la rete spagnola Telemundo, un'emittente gestita in joint venture con Microsoft e un'altra dozzina di stazioni televisive. <br> La notizia dell'accordo, che giunge al termine di interminabili mesi di trattative, ha galvanizzato Wall Street, che l'ha interpretata come un segnale confortante per il futuro dell'industria cinematografica e televisiva. General Electric (e NBC) sono infatti considerate tra le aziende più solide e profittevoli del panorama industriale nordamericano, con un azionariato diffuso che coinvolge milioni di risparmiatori. Ma qualcuno ha già storto il naso, ricordando i casi infelici di “outsider” che, in passato, si sono avventurate nell'aleatorio business televisivo e cinematografico per poi tornare precipitosamente sui loro passi: chiedere, per conferma, a colossi come Coca-Cola e Matsushita.