Via AOL dal nome di Time Warner. Tanto per far capire chi comanda, oggi, nella megasocietà che soltanto tre anni fa veniva additata a simbolo vivente del potere arrembante (e anche un po' arrogante) delle nuove Internet companies. La rivincita della “old economy” sulla “new economy” dovrebbe essere sancita, questa settimana, da una delibera del consiglio di amministrazione della multinazionale USA. E il cambio di ragione sociale, se davvero ci sarà, farà anche da sigillo ad un radicale mutamento di rotta del gruppo, costretto a rinunciare (come il rivale Vivendi Universal, d'altronde) ad ambizioni di crescita multimediale per tornare al “core business”, a dimensioni relativamente ridotte e ai valori tradizionali del profitto e del debito controllato. <br> I tempi sono cambiati rapidamente, e il cambio della guardia al vertice della società (Dick Parsons al posto del triumvirato Steve Case-Gerald Levin-Bob Pittman) sottolinea il mutamento, dalle “visioni” strategiche e avventurose del recente passato ad un assai più pragmatico realismo operativo. Durante la riunione del cda, fissata per giovedì 18 settembre, si parlerà anche, naturalmente, dello stato delle trattative con Bertelsmann in vista di una possibile fusione dei rispettivi interessi musicali, rappresentati da BMG e Warner Music (vedi News): un'eventualità che, al di là delle implicazioni “strategiche” e competitive, permetterebbe a (AOL) Time Warner di tagliare a metà i costi di esercizio della sua casa discografica.