Gratis o a pagamento? Abbonamenti o pubblicità? Il mercato dello streaming musicale sembra spezzarsi su due fronti "filosoficamente" e strategicamente contrapposti. Dopo la decisione, inattesa e piuttosto clamorosa, di Spotify di togliere ogni limite temporale all'ascolto del servizio in modalità gratuita, anche Rdio si incammina sullo stesso sentiero consentendo ai suoi utenti statunitensi di ascoltare senza restrizioni e gratuitamente l'intero catalogo sul Web (l'ascolto gratuito attraverso dispositivi mobili, invece, sarà limitato a canali radio preconfezionati). La società, attiva da tre anni, sembra dunque voler puntare principalmente su un modello di business imperniato sulla raccolta pubblicitaria piuttosto che sulla "subscription"; confortata, in questo, dalla presenza nell'azionariato di un gruppo radiofonico potente come Cumulus Media che assicura supporto promozionale sulle sue 525 stazioni radio e soprattutto l'appoggio della sua agenzia pubblicitaria nella vendita di spazi e spot commerciali. Oltre che da Spotify e da Rdio il modello misto, o "freemium" è adottato anche dalla piattaforma francese Deezer, mentre l'accesso gratuito è escluso da Rhapsody, Google Play All Access, Sony Music Unlimited e Beats Music, il servizio sviluppato dai titolari del marchio Beats, Jimmy Iovine e Dr. Dre, che esordirà negli Usa la settimana prossima (martedì 21 gennaio) nel pacchetto di servizi offerti dall'operatore AT&T e che punta dichiaratamente al mercato di massa (inclusi gli ascoltatori casuali di musica).