La condizione di oligopolio che caratterizza il settore della musica registrata, dominato oggi da due grandi blocchi (Universal Music da una parte e Sony Music dall'altra), riguarda come noto più gli aspetti di controllo commerciale del mercato che quelli produttivi e creativi, dal momento che se si ragiona in termini di proprietà dei master e di gestione di prodotti in licenza le etichette indipendenti svolgono tuttora un ruolo di primissimo piano: tanto che secondo i calcoli effettuati dall'AIM (Association of Independent Music) e ripresi da Billboard, negli Stati Uniti la loro quota di mercato complessiva, 34,6 %, non solo risulta in crescita del 2 % rispetto all'anno precedente ma anche nettamente superiore a quella delle tre major rimaste in circolazione. In base a queste stime, Universal - grazie anche all'assorbimento di una parte della EMI - sale dal 23,9 al 28,5 %, mentre Sony scende leggermente, dal 22,5 al 22,3 %; più sostanzioso il calo di Warner Music, che passa dal 14,8 al 14 %. Se invece si guarda al mercato suddividendolo in poli distributivi e commerciali (e si tiene conto del fatto che una parte del prodotto indipendente è gestito dalle major) il discorso cambia sostanzialmente: alle indie rimane solo una fetta del 12,3 % (contro il 12,1 % del 2012), Universal sale dal 32,8 al 38,9 %, Sony incrementa dal 29,1 al 29,5 % e Warner scende dal 18,9 al 18,7 %.