Pare si sia verificato un primo, clamoroso scambio di persona, nella caccia della discografia USA ai pirati di Internet: una delle denunce emesse dalla RIAA, l’associazione dell’industria musicale americana, ha raggiunto una scultrice sessantaseienne, Sarah Seabury Ward di Newbury, Massachusetts, che si dichiara totalmente estranea ai fatti dicendo di non sapere neppure che cosa sia il downloading. I discografici sembrano averle dato credito, ritirando subito l'atto di citazione ma riservandosi di indagare più a fondo sulla vicenda prima di presentarle formali scuse: da verifiche successive, infatti, l’indirizzo Internet fornito dal provider Comcast risulterebbe quello giusto, e corrispondere all’account della signora Ward. Quest’ultima, che vive con il marito, avrebbe però in casa soltanto un computer Macintosh che non le permette di utilizzare il software di file sharing KaZaA e che, secondo quanto dichiarato dagli interessati, la coppia userebbe esclusivamente per scambiare messaggi di posta elettronica con figli e nipoti. Eppure il capo di accusa che pende contro la Ward parla di messa illegale in circolazione di oltre 2000 canzoni, alcune delle quali di genere gangsta rap: tanto che l’ipotesi di uno scambio di identità sembra a questo punto più che probabile. <br> L’episodio ha dato vita al secondo caso controverso (dopo quello della dodicenne di New York Brianna LaHara, vedi News), sui 261 procedimenti giudiziari che le major americane hanno messo in moto qualche settimana fa contro i file sharers illegali residenti negli Stati Uniti (vedi News). Ma altri, anticipano i legali della Electronic Frontier Foundation (il movimento di opinione che si batte per la libertà di espressione su Internet), stanno per venire alla luce: risulterebbe difficile, infatti, collegare ogni volta un indirizzo Internet ad un preciso nominativo, data l’abitudine di alcuni provider di utilizzare lo stesso account per più utenti.