Gli esperti del music business sono già al lavoro per cercare di disegnare gli scenari conseguenti ad un ipotetico assorbimento di Warner Music da parte della EMI, sempre che la rinascita di interesse dichiarata dalla casa britannica (vedi News) trovi poi riscontro nei fatti. E non si tratta di prospettive del tutto rassicuranti, in quanto uno degli obiettivi delle due società, nel costruire una nuova mega-major controllata al 75 % da EMI, sarebbe quello di risparmiare 300 milioni di dollari in spese di gestione: il che farebbe pensare ad un’operazione sul tipo di quella con cui Seagram acquisì PolyGram anni fa, tagliando nel processo un numero consistente di posti di lavoro. Altri osservatori reputano comunque improbabile un nulla osta da parte dell’antitrust a Bruxelles, considerato il fatto che insieme EMI e Warner supererebbero la market share di Universal, arrivando a detenere in Europa il 28 % del mercato; meno a rischio sarebbe, da questo punto di vista, un “merger” tra Warner e BMG, che accoppiate varrebbero, sempre nel Vecchio Continente, una fetta del 22 % (contro il 27 % di Universal).<br> Non sarebbe vero, invece, che il capo di Warner, Roger Ames, avrebbe già posto un aut aut di fronte alla prospettiva di lavorare nuovamente al fianco di Alain Levy, numero uno della EMI. I loro contrasti ai tempi di PolyGram, secondo fonti raccolte dal sito Web americano HITS Dailydouble, non ne avrebbero intaccato le relazioni personali, e Ames sarebbe rimasto in rapporti si stretta amicizia con David Munns, il vice di Levy.