Si sa che per molti artisti, oggi, sono i concerti, e non i dischi, il vero business (o quantomeno la vera fonte di sostentamento). E che i CD possono diventare, di conseguenza, veicoli promozionali subordinati alle esibizioni dal vivo. E’ un punto di vista che accomuna ormai molti musicisti più o meno sganciati dal mainstream: lo hanno spiegato a loro tempo anche gli italiani Casino Royale (vedi News), e oggi lo ribadisce un’iniziativa come quella concepita da Kevin Martin, ex frontman dei Candlebox che ha sciolto i legami con la Maverick di Madonna per tornare “indipendente” e formare un nuovo gruppo, gli HiWatts. Il cantante-chitarrista è riuscito a farsi finanziare da una ditta di bevande analcoliche, la Yoo-Hoo Chocolate Drink del gruppo Snapple, la realizzazione di un mini album di cinque brani che ha poi deciso di mettere gratuitamente in rete, in formato MP3 e senza “lucchetti” protettivi, a disposizione dunque anche dei siti “pirata” di file sharing: lo scopo è appunto quello di far circolare il nome e la musica della band, suscitando interesse per i concerti da cui gli HiWatts intendono ricavare la maggior parte dei loro introiti. Poiché il marchio della bibita compare sui monitor ogni volta che si scaricano sul computer i file delle canzoni, Martin e i suoi compagni riscuoteranno una quota di profitti anche sugli incrementi di vendita registrati dalla Yoo-Hoo. <br> La teoria di fondo è che spingere la vendita dei CD è un modo antiquato di intendere il mercato della musica, e che ci sono altri modi (l’offerta gratuita di canzoni su Internet e sui network di file sharing, appunto) per farsi promozione senza spendere un sacco di soldi in campagne pubblicitarie o sbattere la testa contro le playslist dei programmatori radiofonici. Come spiega lo stesso Martin: “E’ un sistema che ci permette di non doverci cercare un altro lavoro, e di fare abbastanza soldi da continuare ad andare in giro a suonare per la gente”. Quel che si perde in vendite discografiche, insomma, viene recuperato da qualche altra parte. E la stessa Yoo-Hoo, che funge in questo caso da “casa discografica”, non cerca di recuperare l’investimento vendendo la musica, ma più bottigliette di bibita alla cioccolata al suo “target” di consumatori: giovani adulti che, come sottolinea il vicedirettore marketing del gruppo Sheryl Adkins-Green, “hanno la musica nel Dna”. <br> Secondo qualcuno si tratta di un meccanismo che potrebbe avvantaggiare le star del pop e del rock, nel momento in cui gran parte delle loro royalty sui CD (in base ai contratti discografici in vigore negli USA) se ne va in fumo per coprire le spese di registrazione, marketing e distribuzione sostenute dalle etichette. “Se Beyoncé prendesse una percentuale sulla vendita delle bottigliette di Pepsi Cola”, dice Bruce Forest, corresponsabile del servizio di file sharing Jun Group che metterà in circolazione on-line le canzoni degli HiWatts, “guadagnerebbe 10 volte quello che ricava dalla vendita dei suoi CD, perché qui non ci sono spese di spedizione e costi da recuperare”. Sarà così, il business del futuro?