La terza giornata del Salone della Musica di Torino ha visto, oltre all’esibizione di Ivano Fossati e Biagio Antonacci, un dibattito sulla musica via internet organizzato dal Centro Musica di Modena. Sulla diffusione via web della musica, che in questi giorni è resa possibile da tre nuovi siti (www.sonicrocket.com, www.impulse.it/netjukebox e www.mediarec.it) che consentono di ‘scaricare’ alcuni dischi, si sono pronunciati favorevolmente Fossati («Non bisogna avere paura delle innovazioni, purchè si muovano in maniera legittima»), Gianfranco Fiocco della Siae («Nessuna paura: l’esattore informatico è già pronto. Si può “contare” ogni ascolto di musica da un sito e ogni riversamento») e anche Fiorello, raggiunto dal “Corriere della Sera” a Ischia: il nuovo album dello showman siciliano, a sua insaputa, è già ascoltabile gratis in assoluta anteprima su due dei siti succitati, con l’autorizzazione della casa discografica. Contrario invece Biagio Antonacci: «Credo che sia meglio fare un salto nel negozio di dischi» ha detto il cantautore milanese, «non vorrei che alla pirateria dei dischi si aggiungesse quella informatica». <br> Sabato 10 ottobre ha visto giungere al Lingotto 24.000 persone (contro le 29.000 relative alla giornata di sabato del 1997). Per quanto riguarda le fortune del Salone, “La Repubblica” ha intervistato il fondatore della manifestazione Guido Accornero: «Non voglio negare che il Salone abbia dei problemi. Ma bisogna considerare che siamo partiti in ritardo. Mi assumo le mie responsabilità, però solo il 21 luglio ho avuto il via libera istituzionale per andare avanti, e nel consiglio d’amministrazione della Prosa, società che gestisce il Salone, c’è stato chi ha voluto spaccare il capello in quattro su ogni questione, causando ritardi organizzativi. E poi scontiamo qualche incomprensione con le majors. Ma ho appena parlato con un legale della Emi che è qui: mi ha confermato l’estrema importanza dell’appuntamento». <br> Per il futuro, Accornero aggiunge: «Avevo già detto di voler lasciare la guida del Salone. Tutti questi anni mi hanno affaticato. Ci vuole un nome prestigioso che sappia gestire un’importante realtà culturale. Il primo atto dovrà essere quello delle dimissioni di tutto il c.d.a. della Prosa. Ma anche editori e discografici dovranno cambiare un pochino: non chiedere soltanto, ma essere propositivi».