Il cambio di direttore è servito a poco. Anche Mike Williams, succeduto a Krissi Murison nel giugno 2012, non è riuscito a fermare la caduta dell'NME che, nella seconda metà dello scorso anno, ha ceduto il 9.1% della sua circolazione. Il 9.1% in meno significa che il numero medio di copie vendute, che nel giugno 2013 risultava essere di 20.011, ha sfondato la soglia psicologica di quota ventimila e si attesta ora a poco più di diciottomila. Il regresso anno su anno è di -21.1%. La verità è comunque che, per lo storico settimanale musicale britannico fondato nel marzo 1952 e che ha fedelmente accompagnato la musica "moderna" fino ad oggi, passando dall'epopea beatlesiana al rock psichedelico, dal punk di Sex Pistols e soci all'hip-hop, inglobando peraltro il "Melody Maker" nel 2000, le vendite sono in calo dal 2003. Lontani sono i giorni belli in cui il "New Musical Express", a fine anni Sessanta, era arrivato a 200.000 copie. La pillola viene comunque eccezionalmente indorata da Jo Smalley, publishing director della testata ora nella zona londinese di Southwark. Smalley ha infatti affermato che la pubblicità su carta è aumentata del 49% in un anno mentre quella online è cresciuta - sempre in un anno - del 72%. Il publishing director ha altresì riferito che l'NME, attraverso le sue "piattaforme multiple", raggiunge oltre 3 milioni di appassionati della musica ogni settimana. "Molto più di prima", ha detto.