"Un rivolo d'acqua, più che un'inondazione". Sam Milkman, executive VP di Music Forecasting, sintetizza così l'effetto che il servizio di streaming iTunes Radio sta producendo sulle vendite di singoli e album digitali attraverso l'iTunes Store, tradendo le aspettative della Apple e delle case discografiche (che, proprio in previsione di un incremento degli acquisti, avevano concesso alla società di Cupertino una licenza a royalty ridotta rispetto a quella pagata dalla concorrente Pandora). Un sondaggio a campione condotto dalla società sembra dimostrare che il "pulsante" incorporato nel servizio, che permette di acquistare istantaneamente il brano che si sta ascoltando, non sta generano grande interesse: chi si sintonizza su iTunes Radio è orientato a una modalità di ascolto passiva e non gradirebbe interrompere la riproduzione per effettuare un acquisto. Di conseguenza, ritiene Milkman, gli acquisti di musica digitale generati da iTunes Radio saranno casuali e sporadici. Come ricorda Glenn Peoples su Billboard.biz commentando i risultati del sondaggio, dal lancio (avvenuto il 18 settembre 2013) a oggi, in effetti, iTunes Radio non ha aiutato iTunes a incrementare le vendite: a tal punto che, come noto, le vendite di download negli Stati Uniti hanno continuato a calare tanto nell'ultimo trimestre dell'anno scorso che nelle prime tre settimane del 2014. Anche se la disponibilità di musica in streaming gratuito non spinge il pubblico a rinunciare alle proprie abitudini acquisti, spiega Peoples, "acquistare musica su iTunes Radio si scontra con la natura stessa della radio".