Napster fa ritorno nei campus universitari americani: ma mentre fino a due o tre anni fa una notizia del genere avrebbe turbato i sonni delle case discografiche, l'auspicato revival del celebre sito di musica digitale tra gli studenti dei college statunitensi nasce stavolta all'insegna della piena legalità e del downloading “pulito”. <br> Proprio la guerra al file sharing selvaggio, anzi, sta alla base di un'iniziativa intrapresa per prima dalla Penn State University, uno degli atenei che su pressione dell'industria discografica avevano bandito ai propri studenti l'accesso a programmi di scambio come KaZaA e Morpheus attraverso i computer in dotazione all'istituto (vedi News). Ora, invece, l'università offrirà a matricole e laureandi la possibilità di accedere gratuitamente alla nuova versione di Napster, e di scaricare un certo numero di brani a costo zero prima di decidere se procedere ad ulteriori acquisti. L'ateneo, ha spiegato il rettore Graham Spanier, ha ottenuto dai gestori di Napster condizioni di accesso particolarmente vantaggiose, e finanzierà il programma attingendo alle tasse (160 dollari a semestre) che gli studenti pagano già per usufruire delle infrastrutture tecnologiche e delle reti informatiche scolastiche. La Penn State vanta circa 83 mila iscritti: un primo gruppo di circa 18 mila avrà modo di testare il nuovo Napster dalla prossima primavera, mentre per l'autunno il servizio sarà esteso a tutti gli studenti, al corpo docente e all'intero staff universitario. <br> Altri istituti accademici dovrebbero lanciare analoghi programmi pilota di promozione del downloading legale nei prossimi mesi: sempre in collaborazione con Roxio, nuovo proprietario di Napster, che deve recuperare terreno nei confronti di concorrenti come Apple Computer (le cui vendite di canzoni in formato digitale, stando agli ultimi dati disponibili, sono circa cinque volte superiori: un milione e mezzo di brani a settimana contro 300 mila). Ma Ian Rosenberger, presidente di un'associazione studentesca alla Penn, ha già avvertito che non tutti gli studenti aderiranno entusiasticamente all'iniziativa: molti “file sharers” non pentiti sono inviperiti con l'industria discografica che li dipinge come dei criminali, e non sembrano avere alcuna intenzione di cambiare atteggiamento.