Non m'interesso attivamente di politica. Non sono di sinistra, né di centro, né di destra (di questa sinistra, di questo centro, di questa destra). Se dovessi definirmi, mi direi anarco-situazionista-indipendentista; l'ultima volta che ho votato - alla fine degli anni Ottanta - ho votato l'allora Lega Lombarda (e da quando Umberto Bossi si è alleato per la prima volta con Berlusconi ho smesso di votarlo). Morti Sid Vicious e Joey Ramone, l'unico nome che potrei scrivere su una scheda elettorale è quello di Malcolm McLaren.<br> Perché questo preambolo? Solo per sottolineare che in quello che scrivo non sono condizionato da ideologie o da appartenenze: e vorrei che mi credeste, perché so che ormai purtroppo siamo tutti abituati a una comunicazione giornalistica di parte, in cui ogni parere su ogni argomento è espressione di uno schieramento ideologico (purtroppo quasi sempre per ragioni di opportunismo e di carriera, non di reale convinzione).<br> E a proposito di schieramenti, già che ci sono ripeto anche che non sono pregiudizialmente né amico né nemico della FIMI, né a favore né contro Tony Renis, né pro né contro RAI. Sono, ve l'ho detto, un cane sciolto, che rivendica il diritto e il piacere di dire (e scrivere) quello che pensa di volta in volta, senza doversi attenere a una linea d'opinione prefissata.<br> Si parla, ovviamente, di Festival di Sanremo. Quel che penso io in proposito l'ho già scritto in passato (vedi News) e non ho cambiato idea; anche perché la mia idea era semplicissima: “vediamo come va, e poi giudichiamo”. Il fatto che l'incarico di direttore artistico sia stato affidato a Tony Renis non mi scandalizza: solo le anime belle possono fingere di stracciarsi le vesti per le “amicizie pericolose” del cantante. Anche perché se le stracciano soltanto per cogliere il pretesto per attaccare Berlusconi, che di Renis è considerato lo sponsor. Voglio dire: quali credenziali ha Nando Dalla Chiesa per esprimere (scrivendo articolesse per L'Unità) un giudizio sensato su Tony Renis? Da quando è o quando mai è diventato un esperto di canzonette? E da quando e quando mai lo è o lo è stato Gian Antonio Stella, che sabato 8 novembre dedica mezza pagina del Corriere della Sera - con tanto di richiamo in prima pagina - alle “amicizie pericolose” dell'ex cantante? E comunque, da quando in qua gli opinionisti politici e sociali si abbassano a parlare di canzonette? La risposta è ovvia a chiunque sappia leggere e voglia pensare: si prende di mira Tony Renis per prendere di mira il premier.<br> Chi se ne frega, dico io. Ma non posso non chiedermi come mai nessuno ricordi che, da quando Rai è Rai e da quando Sanremo è Sanremo, la gestione del Festival sia sempre stata decisa in base a criteri di amicizia, protezione, affinità politica (e Gianni Ravera? e Adriano Aragozzini? E Pippo Baudo? e Fabio Fazio? non avevano anche loro fior di protettori politici?). Non vedo lo scandalo, se anche stavolta è successo lo stesso. Semmai lo scandalo sta nel fatto che in passato le stesse anime belle non si siano spese per indagare sulle amicizie dei precedenti direttori artistici del Festival.<br> Quel che mi disturba, da addetto ai lavori della canzonetta italiana, è il modo in cui certa gente (per non far nomi: Giuseppe Giulietti, deputato diessino) sposi le posizioni della FIMI senza nemmeno conoscerle appieno, solo per cogliere il pretesto per poter gridare al “governo ladro”. Ma più ancora mi disturba il modo in cui la FIMI permette che questo succeda, lasci mettere un cappello politico alle proprie (magari non condivisibili, ma legittime) prese di posizione. A parte il fatto che è ridicolo e risibile che un diessino si sente in dovere di difendere (vedi le News a proposito dei FIMI Awards) le bieche multinazionali che fino all'altro giorno erano il peggior nemico della Kultura, quelle che stavano mandando a puttane la canzone italiana, è altrettanto spiacevole che la FIMI ribadisca le proprie motivazioni “puramente industriali ed economiche” e gridi alla “grave strumentalizzazione politica” solo adesso, dopo che pochi giorni fa aveva rilanciato l'iniziativa di Giulietti relativa a una convocazione da parte della Commissione di Vigilanza.<br> E la corsa all'autosputtanemento è lanciatissima: Nando Dalla Chiesa annuncia un controfestival (ma va'...); Walter Veltroni - salvo smentite - lascia scrivere che esiste la propria “benedizione” a un progetto (un altro?) di controfestival da tenersi all'Auditorium di Roma - ma almeno Veltroni qualche conoscenza musicale ce l'ha; Tony Renis affida un non meglio specificato “stage” presanremese a Mogol e al suo CET (ne sapremo di più dopo la conferenza sul Festival prevista per martedì 11 novembre) - e ci piacerebbe chiedere, e infatti non mancheremo di chiederlo, di quali grandi meriti si sia fregiato in dieci anni di attività il CET di Mogol, dal quale non ci risulta che sia uscito un solo artista di successo; l'AFI, l'altra associazione di discografici, ispira un articolo del Corriere della Sera di qualche giorno fa in cui si elencano i grandi nomi della canzonetta che potrebbero partecipare al Festival 2004 perché non si riconoscono nella FIMI, e si candida come interlocutore della RAI, tacendo del fatto che (come risulta a Rockol) parecchie aziende stiano per lasciare l'AFI per entrare o tornare in FIMI; i giornalisti musicali fanno esercizi di cerchiobottismo, tenendosi le mani libere “perché non si sa mai”; la RAI annuncia che al prossimo Festival le radio private avranno più spazio e più considerazione (ma non sono sue concorrenti?).<br> Altro che Festival della Canzone, questo è il Festival delle Cazzate. Se non ci fosse da piangere, sarebbe tutto da ridere. E vedrete che nei prossimi giorni non mancheranno le occasioni per farlo...<br> (franco zanetti)