Mentre il mercato video-musicale annaspa nella più totale confusione di prodotti e di formati spesso incapaci di comunicare tra di loro (DVD audio e Super Audio CD nel mondo dei supporti “fisici”, sistemi alternativi di compressione file come WMA e AAC nel settore della distribuzione “elettronica”), arriva dagli Stati Uniti notizia della scoperta di un nuovo composto chimico in grado di contenere informazioni con una nettamente superiore a quella delle memorie di uso corrente e quindi di immagazzinare in spazi piccolissimi grandi quantità di dati, suoni e immagini: una tecnologia, insomma, potenzialmente in grado di fare piazza pulita del sistema CD audio e degli attuali candidati alla sua successione. <br> Lo sviluppo di questo prototipo, condotto congiuntamente da ricercatori della Princeton University e della Hewlett-Packard, ha avuto origine dallo sfruttamento delle proprietà semiconduttrici di una materia plastica di uso comune (e dunque anche assai economica), conosciuta con l’acronimo di PEDOT. Combinando il polimero con una piccola quantità di silicio (e non di "silicone", come ha tradotto goffamente La Repubblica di venerdì 14 novembre, riprendendo la notizia), è possibile realizzare un tipo di supporto dati capace di riprodurre informazioni in codice binario (quello usato nella tecnologia digitale) e di contenere fino a 1 gigabyte di memoria in un centimetro cubo di spazio. A differenza dei microchips utilizzati oggi nei computer e nei lettori digitali, le memorie in materia plastica non avrebbero neppure bisogno di alimentazione costante, poiché non richiedono un motore o un laser per leggere e scrivere i dati. Il composto, utilizzando quantità molto minori di silicio, elemento base dei chips elettronici, permetterebbe grandi risparmi nei costi e la costruzione di apparecchi che non necessitano di alimentazione costante (per leggere e scrivere i dati non sarebbe necessario un laser o un motore). Unico inconveniente pratico, per ora, il fatto che i dati stessi possono essere registrati una volta sola sul supporto, che sarebbe dunque adatto esclusivamente all’archiviazione di informazioni che si desidera conservare. “E’ un materiale che potrà essere usato nello stesso modo in cui le flash memory vengono utilizzate nelle macchine fotografiche digitali e nei lettori di file audio MP3”, ha spiegato Craig Perlov, uno degli scienziati della Hewlett-Packard che hanno partecipato alle ricerche. E le applicazioni potenziali si estendono a numerosissimi apparecchi e sistemi di lettura e trasmissione dati, dai telefoni cellulari ai computer palmari.