L’industria discografica dovrà pazientare almeno fino al 2005 (e dunque prepararsi a soffrire per un altro anno e più) prima di ricominciare a sollevare la testa. Questa, almeno, è la convizione espressa dalla società di ricerche di mercato Informa Media Group, che pronostica un ulteriore crollo nelle vendite di musica registrata, prima che i servizi di musica digitale comincino ad attrarre un pubblico consistente: secondo le proiezioni elaborate dall’agenzia londinese, il giro d’affari mondiale delle case discografiche scenderà dai 30,9 miliardi di dollari del 2002 a 28,2 miliardi alla fine di quest’anno; e le cose peggioreranno ancora nel 2004, quando il fatturato dovrebbe calare a 28 miliardi di dollari. Secondo Simon Dyson, uno dei ricercatori di Informa Media, le major discografiche (BMG, EMI, Sony, Warner e Universal) devono incolpare se stesse per non aver reagito tempestivamente al boom della pirateria su Internet, ma non tutto è perduto: “Il calo continuo delle vendite non è irreversibile”, secondo Dyson, anche se Informa Media, a differenza di altri enti di monitoraggio del mercato, ritiene che i download a pagamento resteranno confinati anche in futuro ad un mercato di nicchia: secondo la società inglese il giro d’affari della musica distribuita via Internet (incluse le vendite di CD attraverso siti come Amazon) raggiungerà i 3,9 miliardi di dollari nel 2008, rispetto agli attuali 1,1 miliardi di dollari, assorbendo probabilmente poco più del 10 % del totale.