La musica on-line sta arrivando velocemente a un punto critico di svolta. I modelli routinari della discografia, nella ricerca artistica come nella promozione, non funzionano più. Le vendite in calo costante prosciugano denaro, investimenti e voglia di rischiare. E diventa necessario inventarsi nuove idee e nuovi modi di comportamento, per stare a galla e, auspicabilmente, crescere nel tempo. <br> La Panama Records (l’etichetta per cui incide Daniele Silvestri, che ne è anche socio) ne sta sviluppando due, di “modelli di business” nuovi, come il suo titolare Enzo Miceli ha anticipato al recente M.E.I. di Faenza. Il primo è un sito Internet, Panamamusic.it, che dovrebbe essere operativo dai primi di gennaio del 2004. “Una vera e propria casa discografica on-line”, spiega l’ideatore, “che si prefigge l’acquisizione di artisti sul Web e che sarà organizzata con un proprio ufficio artistico, un proprio reparto promozione e così via”. Diversamente da siti come Vitaminic, che mettono a disposizione uno spazio accessibile a chiunque, Panamamusic.it procederà a una selezione degli artisti che busseranno alla sua porta, proponendo loro, se del caso, contratti in esclusiva, anche limitatamente a singoli brani e produzioni. “L’intenzione”, precisa Miceli, “è di entrare in contatto con realtà artistiche già definite e sviluppate, a cui offriremo in cambio i nostri servizi di Web marketing. Ci riserveremo anche un’opzione di trasferire i contratti dall’on-line all’off-line: in quel caso, siccome gli artisti contribuiscono con un investimento iniziale al progetto, gli riconosceremo naturalmente delle royalty superiori a quelle previste dai contratti discografici standard”. Il sito farà un ricorso limitato, invece, alla vendita di musica in formato Mp3 (che, trattandosi di artisti sconosciuti, non garantirebbe certo grandi introiti), mentre Miceli ha già in mente di pubblicare periodicamente una compilation con il meglio della produzione attinta alla sua “officina on-line”. Il circolo virtuoso che il produttore ambisce a mettere in moto include anche l’organizzazione di stage professionali, accordi con studi di registrazione per agevolare la realizzazione di provini e album a costi contenuti, nonché un filo diretto tra i musicisti e il circuito della musica dal vivo per via di un “Panama live music club” che punta ad affiliare locali in tutte le regioni d’Italia. <br> Il secondo progetto si chiama Join Panama e, come illustra Miceli, “non è una società, piuttosto un un ombrello sotto cui potranno trovare riparo molteplici progetti musicali. Da un recente censimento, risulta che in Italia ci siano circa 400 etichette indipendenti, senza contare i produttori e gli altri professionisti che lavorano nel settore. Se si riuscisse a canalizzare queste energie in un unico punto si potrebbe ottenere un benefico effetto moltiplicatore per tutti”. Miceli pensa a meeting periodici in cui tutti gli aderenti all’associazione possano portare i loro gruppi o solisti all’attenzione dei partner. “Capita spesso di sentire progetti altrui a cui si vorrebbe collaborare in qualche modo. Con Join Panama lo si potrà fare: chiunque – un direttore artistico, un ufficio promozione, uno studio di registrazione – potrà compartecipare all’investimento e dunque alla spartizione dei rischi d’impresa. Dal pool degli associati potranno così sorgere spontaneamente dei satelliti autogestiti, e il logo di Join Panama dovrebbe funzionare a quel punto come una specie di marchio doc”. Due progetti separati, come si vede, ma che secondo Miceli nascono da uno stesso obiettivo: “Creare spazi per artisti che se li meritano e non li trovano più, e combattere una certa mentalità oggi imperante tra i musicisti stessi, assillati dal successo, dalla presenza in radio e così via. Suonare, fare musica per il piacere di farlo, deve tornare in cima alle priorità”.