La sentenza di un tribunale americano mette la museruola alle case discografiche, che da qualche mese negli Usa hanno ingaggiato una lotta senza quartiere ai “downloaders” fuorilegge (vedi News): una Corte d'Appello del District of Columbia (Washington) ha stabilito infatti che è illegale obbligare i provider di Internet a fornire i nomi degli utenti che scaricano musica dalla rete perché questa ipotesi non è esplicitamente prevista dalla legge del 1998 sul copyright, emanata in un momento in cui il file sharing non autorizzato non si era ancora manifestato come fenomeno di massa. <br> Proprio grazie alle liste fornite (controvoglia, e su pressione della magistratura) da provider come Verizon, l'industria discografica era stata in grado di identificare numerosi “colpevoli” di file sharing illegale e a notificare le sue richieste di risarcimento prima di portare la questione in tribunale. “Ora che non potremo più farlo”, ha osservato Cary Sherman, presidente della Recording Industry Association of America (RIAA), “non sarà neppure più possibile patteggiare i risarcimenti fuori dalle aule dei tribunali”: non solo, le case discografiche dovranno anche agire contro ignoti adendo le vie legali ordinarie e sottoponendosi di conseguenza ad un procedimento molto più lungo e costoso. <br> La pronuncia della Corte d'Appello non dovrebbe condizionare le 382 cause già avviate dalla RIA, ma renderà sicuramente più difficoltoso in futuro il ricorso ad iniziative analoghe: Sarah Deutsch, legale di Verizon, è tra quelli che hanno accolto con favore la notizia, definendo la sentenza “una vittoria importante per tutti i consumatori e gli utenti di Internet”.